Grande Guerra, trovati i resti di un alpino sulla Cima Costabella in val di Fassa
A cent'anni esatti dagli attacchi italiani a Cima Costabella, la montagna sopra Passo San Pellegrino ha restituito i resti di un Alpino. È stato Livio De Francesco, anima dell'associazione «Sul fronte dei ricordi» di Moena, ad imbattersi nello scheletro di un soldato italiano, ben conservato, in una zona impervia del crinale che nel giugno-luglio 1915 fu teatro degli aspri scontri fra imperiali e sudditi di Vittorio Emanuele III. Ai piedi i resti degli scarponi, accanto delle munizioni e una bomba a mano, ma anche un arpino utilizzato per fissare le scalette che si impiegavano negli assalti.. Grazie questi dettagli, De Francesco ha concluso che quei resti appartengono ad un italiano, caduto e rimasto fra quelle rocce insanguinate un secolo fa. «Era alto un metro e 85 circa», ci spiega Michele Simonetti-Federspiel, curatore della mostra «La Gran Vera» (visitabile a Moena) ed esperto di storia della Grande guerra, salito con De Francesco sul luogo del ritrovamento.
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Secondo Simonetti-Federspiel, l'uomo rimase probabilmente vittima della battaglia che, giusto cent'anni fa, vide contrapporsi Kaiserjäger e Standschützen (di Moena e Dornbirn), appostati sulle creste della linea imperiale, e la 206ª Compagnia di Alpini, chiamata con il 3° Bersaglieri a dare battaglia a quelle quote per attestarsi sui crinali più alti. «Molti di questi combattenti su fronti diversi si conoscevano personalmente, dal momento che fra gli Alpini c'era gente dell'Agordino», sottolinea il ricercatore. La storia bellica di Costabella è fatta di avanzate e ritirate. Cima Costabella venne presa dagli italiani e riconquistata dagli austriaci nel marzo 1917, fino a quando, dopo Caporetto, in una notte gli Alpini abbandonarono le loro posizioni, e sulle creste rocciose, ora percorse da alpinisti ed escursionisti, tornò il silenzio.