Appello per l'ospedale

«Sul libretto sanitario dei nostri bambini Ugo Rossi dice quanto sia importante il compito di noi genitori di prenderci cura dei nostri figli e afferma che “lo devono fare, naturalmente, anche le strutture pubbliche sanitarie, fornendo costantemente i livelli di assistenza migliori possibili ai cittadini, in particolare nelle fasi delicate di una vita, al suo inizio e nella sua primavera”». Partendo da questo assunto, le mamme e future mamme della Val di Fassa hanno cominciato a confrontarsi sul problema dell’Ospedale di Cavalese «diventato Poliambulatorio dal 25 novembre 2015». Mamme con l’ansia di non sapere dove partorire, mamme preoccupate per quello che può accadere ai loro piccoli.

Un vero e proprio  tam tam su Facebook e su WhatsApp, e il gruppo è cresciuto fino contare cento mamme e future mamme che vogliono unirsi alla gente di Fiemme per difendere l’ospedale di Cavalese «un centro importante per le nascite e le nostre piccole creature». E riassumono così il loro disagio: «Fino all’1 febbraio non c’era un pediatra nei week end e alla sera, quindi in caso di urgenza alcuni bambini dovevano attendere in pronto soccorso (diventato punto di primo soccorso) per essere poi, la maggior parte delle volte, dirottati all’ospedale Santa Chiara di Trento. Ora almeno il pediatra è presente tutti i giorni dalle 8 alle 20».

Una mamma racconta di essersi recata al Pronto soccorso con la figlia di quasi due anni per una gastroenterite: «La normale prassi avrebbe richiesto il ricovero per 24 ore, ma dal momento che il pediatra è disponibile fino alle 20, è stato deciso il trasferimento a Trento. A causa dell’indisponibilità di ambulanze, è stato organizzato il trasporto assieme ad un bambino affetto da una grave forma virale. Il mio rifiuto è stato immediato, compreso e condiviso dal personale del “nostro “ ospedale. Cosa siamo diventati per i nostri politici? Animali da trasportare sullo stesso vagone?» Altre mamme raccontano la loro odissea da una pediatria all’altra, con i bambini sofferenti, anche perché di notte, il sabato e la domenica manca anche l’assistenza di base.

«Mia sorella è stata portata a Trento con l’ambulanza per partorire, aveva l’otite - scrive una futura mamma -. Al Santa Chiara stan scoppiando, aveva bisogno di un’ostetrica per la montata lattea ma non ce n’erano. L’aiutava il marito. Il bambino poi è stato ricoverato per la fototerapia e, a causa delle camere piene, lei non è mai riuscita a riposare. Da Bolzano cominciano a trasferire le mamme che vengono dal Trentino e quindi dalla Val di Fassa... Io dovrò partorire due gemelli tra aprile e maggio e sono tutto fuorché tanquilla!».
«In conclusione di ogni dibattito, ci dicono che per le emergenze c’è l’elicottero, ma se è già su altri interventi, se c’è maltempo noi rimaniamo scoperti».

«Vogliamo che il punto nascita di Cavalese e il reparto di pediatria ritornino a funzionare 24 ore su 24 - scrivono le cento mamme di Fassa - perché è un nostro diritto e un diritto dei nostri bambini. Non vogliamo più doverci chiedere, in momenti di emergenza, dove dobbiamo portare i nostri bimbi, non vogliamo più che le future mamme debbano stressarsi tutta la gravidanza perché non sanno se riusciranno a partorire a Cavalese entro le 18 o se dovranno essere portate di corsa a Trento dove il reparto di maternità è sovraffollato».
E concludono: «Non è giusto e non accetteremo di essere trattati come cittadini di serie B. Chiediamo a tutti i nostri sindaci di unirsi e al Comun General di alzare la voce e battersi assieme a noi per questa causa. Perché noi sappiamo che non è una questione economica ma solo politica».

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