Svaso del lago di Pezzè «Uno sfregio ambientale»
Una petizione per chiedere «maggiori controlli sulle modalità di svaso dei bacini artificiali e l’applicazione di metodi ecosostenibili per lo sgombero dei sedimenti di deposito» è stata lanciata da Luca De Manincor, pescatore «a mosca» di Tesero e personaggio molto noto in valle di Fiemme. Al suo appello hanno già risposto in poche ore in 237 (e continuano ad aumentare), e la petizione sarà presto presentata all’assessore provinciale alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi.
A scatenare la protesta l’avvio delle operazioni di svaso del bacino artificiale di Pezzè. «Le paratie della diga si sono alzate lunedì 16 come previsto dopo la diramazione dell’avviso di non sostare in alveo - racconta De Manincor - e subito si sono visti i risultati. L’immagine che salta subito all’occhio è quella di una valle sfregiata: da Moena a Molina di Fiemme (dove c’è la diga Stramentizzo) l’acqua dell’Avisio ha un colore totalmente fuori dalla normalità, marrone tendente al nero, e nei tratti dove il fiume si restringe l’odore acre dei sedimenti organici si fa sentire». De Manincor «che - è lui stesso a dirlo - passa più ore nel fiume che fuori» l’altro ieri ha trovato anche alcuni pesci morti nella zona di Predazzo.
Il bacino artificiale di Pezzé è stato realizzato nel primo dopoguerra, ha una capacità di circa 400 mila metri cubi, e alimenta la centrale di Predazzo. La diga è nascosta nel solco dell’Avisio. I problemi nascono dall’accumulo di grandi quantità di fango (valutato per difetto in 30 mila metri cubi) che ogni anno si depositano nel lago artificiale: un limo maleodorante che periodicamente va asportato, perché riduce la capacità dell’invaso influendo sulla produzione di energia elettrica, ma anche per ragioni di sicurezza relative alla movimentazione delle paratie di scarico.
Periodicamente, dunque, ogni quattro o cinque anni, il bacino viene svuotato. Negli ultimi due anni, poiché a causa della siccità non c’erano i flussi minimi in entrata, lo svaso è slittato. Ma dopo le precipitazioni delle ultime settimane Hydro Dolomiti Energia ha ravvisato che c’erano le condizioni per effettuare i lavori programmati. «L’operazione, però, se non viene controllata con la misura della torbidità dell’acqua e modulando il flusso - osserva De Manincor - mette sotto stress l’ecosistema dell’Avisio: il limo intorbida le acque riduce l’ossigeno e mette a rischio la flora e la fauna ittica».
Da lunedì le acque limacciose del lago si riversano nel torrente Avisio e, in base all’avviso di pericolo emesso da Hydro Dolomiti Energia, lo svuotamento continuerà fino a martedì 31 maggio. Poi le paratie saranno chiuse e il livello del lago ricomincerà a salire. Ma i dati su flussi e l’intorbidimento delle acque si conosceranno solo dopo.
La petizione arriva in un momento «caldo». «Dal prossimo anno vanno in scadenza tutte le concessioni idroelettriche, si parte da Santa Giustina e poi via via a seguire - ricorda De Manincor - e anche le istituzioni locali dovrebbero muoversi, la Magnifica Comunità e la stessa Provincia dovrebbero dedicarsi ad una scrupolosa valutazione dell’impatto ambientale di questi svasi».
Tra le richieste: controlli più accurati, ma anche la ricerca di metodi alternativi ecosostenibili come, ad esempio, la realizzazione di limodotti per fertilizzare la valle di Cembra, una possibilità già esplorata in passato. Infine, una riflessione andrebbe fatta anche sul fatto che l’idroelettrico non è a costo zero per l’ambiente.