Ospedale di Cavalese avanti tutta con i lavori

Il nuovo direttore generale dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon, rassicura sul futuro dell’ospedale di Cavalese e riguardo al mantenimento del punto nascite (se la deroga da Roma dovesse arrivare) spiega che la vera preoccupazione è quella di riuscire a trovare tutti i professionisti che servono. 
 
Dottor Bordon, lei ha detto chiaramente che senza gli ospedali di valle il sistema crollerebbe, ma anche che occorre dare loro un nuovo mandato. Cambierà qualcosa per l’ospedale di Cavalese?
La mia percezione è che gli operatori e gli amministratori locali temano che non ci sia una concreta azione di mantenimento del ruolo di questo ospedale, c’è una specie di diffidenza: in realtà l’importanza degli ospedali di valle è fondamentale per la tenuta del sistema salute di tutta la provincia. 
 
Perché?
Ogni ospedale di valle svolge una funzione strategica importante che è quella di garantire sul territorio le prestazioni sanitarie fondamentali per la comunità di residenza. Nel caso di Cavalese, ma non solo, il mandato è doppio: anche i servizi sanitari che vengono erogati durante i picchi stagionali turistici sono una delle caratteristiche di cui bisogna tenere conto. L’industria del turismo sulla quale il sistema pubblico trentino ha investito molto ha degli impatti anche sul sistema di erogazione della sanità.
 
Il primo impatto avviene sul pronto soccorso...
Questo è uno dei temi presenti: a Cavalese, in particolare, con una logistica oggi inadeguata, a differenza, ad esempio, di Arco dove invece c’è il top.
 
 
E qui torniamo a parlare di lavori necessari. In valle, però, forse scottati dall’esperienza precedente, c’è chi ancora dubita che il nuovo ospedale si farà.
Ci sono 32 milioni (compresi gli oneri della progettazione) «cash» messi sul bilancio della Provincia, c’è un concorso d’idee in atto per la progettazione. Noi in questo momento non abbiamo la visibilità dei progetti presentati, ma tra i compiti affidati ai progettisti c’è quello della flessibilità: cioè la flessibilità di un contesto in cui Cavalese deve svolgere il doppio mandato di un’ utenza locale ordinaria con punte di accessi importanti date dalla spinta del turismo. 
 
Il bando prevede anche il mantenimento di tutte le attuali funzioni: degenze, area medica, area chirurgica, area materno infantile, sale operatorie, ecc. Sarà così?
Assolutamente sì. Noi ci aspettiamo soluzioni progettuali che garantiscano tutte le funzioni oggi presenti nell’ospedale di Cavalese, con in più quella flessibilità necessaria a far fronte alle maggiori presenze turistiche: penso agli accessi al pronto soccorso, ai ribaltamenti sulla diagnostica, alle prestazioni di ortopedia.  
  
Resterà il punto nascite?
Nella progettazione c’è, dopo di che vedremo se ci sarà la deroga da parte del ministero e, se ci sarà la deroga, se riusciremo a montare il modello organizzativo con tutti i professionisti previsti: anestesisti, pediatri e ginecologi.  
 
 
A Cavalese siamo ancora nella fase in cui si partorisce a fasce orarie, solo di giorno, dal lunedì al venerdì?
Sì, e così non va bene. È chiaro che è un modello in sofferenza: quello che si aspettano gli operatori sono delle risposte chiare. Ci sarà o non ci sarà? E, se ci sarà la deroga, come mi aspetto, a noi servirà tempo per vedere se riusciamo a portare i professionisti specializzati a Cavalese: la ricerca è difficile in un mercato dove la domanda è in eccedenza. 
 
 
La richiesta è che torni tutto come prima: e viene anche dai residenti, cittadini e operatori, che si sono mobilitati per incentivare comunque le nascite, attirando mamme anche da fuori valle.
Mi ha molto colpito questa disponibilità della comunità della val di Fiemme pronta ad incentivare non solo il mantenimento del punto nascite, ma anche l’arrivo degli operatori con l’offerta di mettere a disposizione soluzioni abitative. Ho capito che c’è veramente un forte attaccamento della comunità locale a questo ospedale: va dato atto e la popolazione va tranquilizzata perché ci sarà un forte investimento per adeguare alle sfide future questa struttura. Che, però, non può essere vista solo: o punto nascite o chiude. Non è che senza punto nascite tutto muore. Ripeto le funzioni principali resteranno tutte: il pronto soccorso, la medicina che è fondamentale, un’ortopedia di livello, una radiologia con attrezzature avanzate... Ho visto un ospedale che, al di là dei lavori da fare oggi, ha professionisti e una rete di infrastrutture importanti.
 
Due anni di lavori ad ospedale funzionante, non sarà facile...
È chiaro che servirà un lavoro di squadra, si procederà un piano alla volta, spostando delle attività, e che bisognerà convivere con certi fastidi, ma ho visto altre esperienze simili che si sono concluse positivamente in tempi anche veloci. Il fatto che ci sia un investimento così importante è anche una garanzia per il futuro dell’ospedale: vuol dire che si crede in un ruolo strategico di questa struttura anche per i prossimi decenni.

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