Ferrovia della val di Fiemme? Gilmozzi: non ci sono i soldi
«La questione è importante, ma va approfondita con la massima attenzione dal punto di vista dei costi, evitando di farsi condizionare dalle suggestioni. Da parte della Provincia l’impegno c’è e lo studio è già stato approfondito in ogni dettaglio, per capire se il collegamento ha un senso trasportistico e se la gestione sta in piedi, ma è fondamentale avere l’onestà intellettuale di valutare bene le cose, per non progettare un sogno».
Non ha usato mezzi termini l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi intervenendo lunedì sera a Cavalese, nella sala della biblioteca, sul problema della auspicata ferrovia Trento-Penia di Canazei, davanti agli amministratori di Fiemme, Fassa e Cembra, convocati dal Presidente del Consorzio Bim Adige di Trento Giuseppe Negri e dal presidente della Vallata dell’Avisio Armando Benedetti, promotore ancora nel 2014, d’accordo con le comunità locali, di uno studio preliminare sull’ipotesi di tracciato della nuova ferrovia.
Sembrava che tutto fosse stato messo a tacere per cui il Bim ha deciso di sentire direttamente Gilmozzi per capire se la prospettiva possa avere un seguito.
La risposta è stata chiara, anche se ha avuto l’effetto di una doccia fredda su determinati entusiasmi: il treno è una opportunità, l’idea è condivisibile, si sta lavorando per approfondirne tutti gli aspetti, ma i tempi sono difficili, i costi aumentano, le risorse diminuiscono e, se non si trovano i fondi, anche da parte dei privati, la Provincia, da sola, non ce la fa. Non dimenticando i già gravosi impegni che si trova ad affrontare (in primis i costi del tunnel del Brennero) e le prospettive che si pongono per altre iniziative importanti come il collegamento per il Lago di Garda, per un futuro scambio tra rotaie e navigabilità.
In primo piano anche il discorso di una futura ferrovia delle Dolomiti, da valutare assieme a Veneto e Alto Adige (che proprio ieri ha annunciato l’elettrificazione della ferrovia della Venosta con un investimento di 27 milioni finanziati con un mutuo di Banca per lo Sviluppo, ndr), nel contesto di una più ampia dimensione strategica nazionale ed internazionale.
«Qui - ha precisato Gilmozzi - a differenza delle valli di Non e Sole, che sono state più accorte di noi, perché non venisse smantellata la Trento-Malè, occorre ripartire da zero, con una spesa preventivata di circa 1,4 miliardi.
Non dobbiamo fare nemmeno troppo conto sull’Europa, che non eroga contributi ma finanziamenti, ed i soldi vanno restituiti. E non è pensabile che si faccia fronte ai debiti. Si potrebbe pensare ad un pedaggio, come previsto per il passo Sella, e questa, sia chiaro - ha tenuto a precisare - è un’ipotesi, non una proposta, ma ogni dettaglio va accuratamente approfondito».
Insomma la prospettiva di una nuova tratta ferroviaria si allunga, anche se Francesco Pitscheider, presidente del Comun General di Fassa, intervenuto assieme alla Procuradora Elena Testor, ha parlato di «trasporto pubblico che sta in piedi perché dà un servizio non perché si paga il biglietto» ed il discorso «va inquadrato nella opportunità di un miglioramento della vita delle valli».
Francesco Dellantonio di Soraga ha poi richiamato il discorso di una viabilità complessiva da ristudiare e potenziare per risolvere il problema dell’intasamento automobilistico durante le stagioni turistiche. Infine Massimo Girardi, presidente di Transdolomites, ha sottolineato «l’importanza di guardare avanti con coraggio e di fare un ragionamento politico di più ampio respiro», annunciando per oggi, mercoledì 28 settembre, alle ore 12, un incontro a Roma con il viceministro dei trasporti Riccardo Nencini per presentare una visione strutturata delle proposte e sostenere la volontà di avviare il percorso progettuale per le ferrovie di vallata ed i collegamenti interni alle Dolomiti. Il tutto in vista del convegno che si terrà a Trento il 17 novembre, con la presenza (si spera) del Ministro Graziano del Rio e con la speranza che anche Roma faccia la sua parte.