Parapendio sabotato Collega sotto accusa
Giovane lavoratore stagionale avrebbe tagliato la vela col coltello
Avrebbe “sabotato” il parapendio del collega di lavoro con cui evidentemente aveva pessimi rapporti. La vela, infatti, sarebbe stata tagliata con un coltellino rendendo l’attrezzatura di volo non solo inservibile, ma pericolosissima.
L’imputazione a carico di un romeno di 35 anni però è “solo” di danneggiamento (oltre che di violazione di domicilio) perché il danno secondo l’accusa non era stato occultato. Altrimenti avrebbe potuto scattare un’accusa ben più pesante, come quella di tentato omicidio, visto che con una vela tagliata il rischio di schiantarsi al suolo era elevato.
La vicenda vede protagonisti due lavoratori stagionali romeni che nella primavera del 2013 si trovavano in val di Fassa. La vittima del “sabotaggio” da cinque anni era dipendente presso lo stesso albergo con mansioni di lavapiatti tuttofare.
Il 16 aprile, durante una pausa dal servizio, aveva deciso di uscire per una sgambata in bicicletta. Il giovane infatti è un patito di sport all’aria aperta: mountain bike, arrampicata, parapendio. In questo senso la val di Fassa è un paradiso.
Dopo le prime pedalate si rese conto di essere uscito con un abbigliamento non adeguato. Faceva ancora freddo e dunque fece dietrofront per tornare nella camera dell’albergo dove lavorava.
Parcheggiata la bicicletta in strada con l’idea di prendere una maglia e tornare subito in sella, di corsa si diresse verso la sua camera. Arrivato al terzo piano dell’albergo cercava di entrare in camera, ma la porta si apriva con difficoltà. Allo stesso tempo il giovane notava che la porta accanto, dove dormiva un collega cameriere con cui non aveva più alcun dialogo da un paio di anni, era stranamente aperta.
Con forza cercava di aprire la porta spingendo, ma si rendeva conto che dall’interno qualcuno opponeva resistenza. Spingendo con maggior forza il giovane riusciva a infilare il piede tra la porta e lo stipite e infine entrava in camera sua. All’interno trovava, con sua sorpresa, il collega romeno con cui aveva cattivi rapporti. Questi pare impugnasse quello che sembrava un coltellino tascabile di tipo svizzero. Il giovane chiese al connazionale cosa ci facesse in quella camera. In risposta ebbe una frase inquietante, tipo «mi sto pagando i debiti...». Poi il collega si dileguò.
Cosa voleva dire? E, soprattutto, cosa ci faceva nella camera del collega armato di coltellino? Il giovane lavapiatti stagionale chiamò i carabinieri per denunciare l’accaduto. La risposta a queste domande arrivò nel pomeriggio quando al giovane sorse il dubbio che l’obiettivo potesse essere i suo parapendio custodito nell’armadio.
Salì dunque in camera, recuperò la vela inserita in uno zaino e raggiunse un prato dove poteva aprire e ispezionare il parapendio. Con grande stupore, al primo gonfiaggio scoprì che la vela era stata tagliata in più punti.
«Non oso immaginare - dirà poi il giovane ai carabinieri - cose sarebbe potuto accadere se mi fossi lanciato in montagna senza accorgermi di quei tagli». Tra l’altro per il lavapiatti romeno con la passione per gli sport di montagna quello era anche un grave danno economico: il parapendio aveva infatti un valore di 2.700 euro.
Il procedimento giudiziario ha avuto un iter tormentato: dopo un passaggio in Cassazione è tornato in Tribunale a Trento.