Attacco del lupo in Val Grepa Sbranata una vitella
Il silenzio e il buio della notte rotti dagli strazianti lamenti di una vitella, che gridano paura, che sferzano difesa.
Il lupo è arrivato di notte, quando il pastore dormiva e quando il tintinnio dei campanacci degli animali si era fermato. Il lupo è arrivato, come sempre affamato, e come sempre ha saziato la sua fame.
Nella notte tra lunedì e martedì Fabio Campestrin, svegliato dai lamenti, non ci ha messo un minuto ad affacciarsi sulla soglia della baita e gridare. Urla che hanno allertato il predatore, ma che non hanno impedito che un’altra preda diventasse vittima.
Fabio in Val di Grepa ci sale da sei anni ormai, dai primi di giugno alla fine di settembre, dalla Valsugana porta lassù i suoi 38 asini e, per conto di diversi contadini sia trentini che altoatesini, sorveglia anche 16 cavalli e 58 mucche. Più di cento animali guardati, accuditi, sorvegliati ogni giorno. La Val di Grepa, a 2200 metri, è una valle poco battuta dai turisti, accedervi è faticoso, è silenziosa e verde, un paradiso fatto di prati, di cielo e di animali al pascolo.
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La vitella di razza grigia alpina, finita tra le grinfie del lupo nella notte tra lunedì e martedì, è di proprietà della famiglia Egger di San Genesio, sopra Bolzano.
«La mia famiglia da tre generazioni porta il bestiame al pascolo qui in Val di Grepa», racconta Georg «né mio nonno né mio padre ricordano, in cinquant anni di alpeggio, una sola aggressione».
È arrabbiato e dispiaciuto, queste bestie sono il suo lavoro, il suo pane e il suo amore. «Adesso dovremo pensare se restare e se tornare», dice affranto. Ad essere arrabbiato e preoccupato ancor più di lui è Fabio: «Se il lupo tornerà, dovrò andare via». «Ho chiesto le recinzioni messe a disposizione dalla Provincia, ma mi hanno detto che non sono disponibili. E comunque di certo non risolvono il problema». Un lupo affamato troverà il modo per aggirare l’ostacolo.
Martedì Fabio non ha aspettato l’alba, è uscito per radunare tutti gli animali e già con le prime luci del mattino ha visto, un centinaio di metri sopra la malga, una vitella a terra. Immediata la telefonata alla Forestale, al veterinario e alla famiglia Egger.
«Petra (la bestia uccisa, ndr) era nata l’11 gennaio di quest’anno, nel nostro maso a San Genesio. Due gemelle, Petra e Paola», e la passione per un mestiere non semplice si vede tutta.
Il lupo ha lasciato l’animale nella sofferenza, ancora vivo, agonizzante e destinato alla morte. «Ha sofferto molto, la morte per questi animali arriva lenta, il sangue esce molto lentamente».
Ieri mattina i forestali hanno prelevato un campione di carne per analizzarlo, ma l’artefice è certamente il lupo. «Il lupo renderà vuote malghe e alpeggi, se non viene presa qualche decisione». E conclude il pastore Fabio: «Non ho paura per me, ma per gli animali tanta».
Ieri, dopo questa notizia e la precedente razzia di pecore a Passo Fedaia, il consigliere ladino Giuseppe Detomas ha presentato un’interrogazione chiedendo in sostanza alla Provincia di monitorare la presenza del lupo e di impedirne, o quantomeno limitarne, la diffusione nelle aree ove maggiore è la presenza dell’uomo e degli animali da alpeggio.
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