Roberto Anesi, sommelier da titolo italiano
Il «miglior sommelier d’Italia» è un ladino: Roberto Anesi (nella foto con la bottiglia in mano), del ristorante «El Pael» di Canazei.
L’elezione è avvenuta nell’ambito del Congresso Nazionale Ais, domenica sera a Taormina, dove si sono svolte le semifinali e la finale del Concorso Miglior Sommelier d’Italia, sostenuto dall’Istituto Trento Doc e dai suoi 48 associati.
I finalisti, nella splendida Sala degli Specchi dell’Hotel San Domenico Palace di Taormina, si sono cimentati in diverse prove: di abbinamento teorico cibo-vino, di conoscenza della lingua straniera, di decantazione e servizio di un vino rosso, di degustazione e descrizione di un vino, per concludere con una prova di comunicazione riguardante territori, personaggi e vini di caratura internazionale.
Dopo un’avvincente sfida, che ha visto confrontarsi quattro grandi campioni – Roberto Anesi, Carlo Pagano, Andrea Sala, Massimo Tortora – il titolo di Miglior Sommelier d’Italia 2017 - Premio Trentodoc è stato assegnato a Roberto Anesi, con il trofeo consegnato da Sabrina Schench, Responsabile dell’Istituto, da Antonello Maietta, Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier e da Maurizio Filippi, campione in carica.
Anesi non nasconde la soddisfazione: «Sonoi lusingato di questo premio, non sono solo il primo fassano a prenderlo, ma anche il primo della Regione Trentino Alto Adige». Dietro c’è una lunga storia di dedizione e professionismo: «Diciamo che la mia vocazione è nata in azienda, perché la mia famiglia ha un albergo a Canazei e io sono nato in questo clima di accoglienza turistica. In realtà - spiega - avevo studiato Ragioneria, per la gestione dell’azienda. La scintilla che mi ha fatto innamorare del vino è stato un corso Ais per sommelier che feci nel 1997, avevo 25 anni e pensavo che, dovendo dirigere il personale di sala, era giusto essere aggiornati e profesisonali. da lì un percorso di studi che mi ha portato ad essere sommelier professionista, poi degustatore, fino a frequentare il Master Wine Institute a Londra dove ho visto un approccio completamente diverso al mondo dei vini».