Consumo di droga in val di Fiemme fenomeno esteso che preoccupa

La percezione del fenomeno c’era e c’è. Ma quello che lascia sbigottiti sono le dimensioni, che non si ipotizzavano così estese e così radicate sul territorio.
 
Il giorno dopo la notizia degli arresti operati dai carabinieri a Castello per spaccio di droga (nella foto il bar Anny di Castello di Fiemme considerato punto di riferimento dello spaccio, qui la notizia ed il VIDEO) , la Val di Fiemme si interroga su se stessa, su quanto avvenuto e su quali iniziative adottare per arginare il fenomeno delle dipendenze da sostanze. La strada, la via per evitare che episodi di questo genere si ripetano, o quantomeno per limitarli - si evidenzia a vari livelli - sta nel promuovere azioni di prevenzione e di sensibilizzazione capaci di creare gli anticorpi necessari a contrastare il disagio. E lo si può fare tutti insieme, stringendo alleanze e attivando reti territoriali che coinvolgano la famiglia, la scuola, le istituzioni locali, l’Azienda sanitaria, i servizi sociali e le forze dell’ordine. 
 
«Un episodio del genere desta un significativo allarme, considerate anche le dimensioni delle nostre comunità - commenta Marco Felicetti, dirigente dell’Istituto La Rosa Bianca di Cavalese e Predazzo -. Il fenomeno esiste e non da oggi e i fatti di cronaca ci testimoniano che la ricerca di occasioni di sballo non è poi un aspetto così marginale nella nostra comunità, come a volte ci piacerebbe credere. Dobbiamo considerare che il nostro è un territorio eterogeneo: è una delle aree più ricche della provincia, con un alto tasso di presenza turistica e, chiaramente con tutte le positività che derivano da un’economia ricca, si vengono a creare anche delle situazioni di preoccupazione sociale. Dopodiché - aggiunge Felicetti - credo, comunque, che questa sia una comunità che ha un’elevato capitale sociale e un’elevatissima capacità di fare azioni comuni. Questo è l’aspetto più positivo, rispetto ad altri contesti come quelli urbani».
Una capacità di rigenerazione che viene anche dalla scuola, già da diverso tempo molto attiva su questo fronte: «Collaboriamo quotidianamente con le forze dell’ordine per svolgere un’azione di controllo e prevenzione - evidenzia infatti il dirigente - e siamo molto attivi con progetti di Peer Education sul discorso delle dipendenze e sul consumo di alcol, che è una delle calamità territoriali del nostro Trentino. Offriamo poi servizi di psicologia interna e sportelli per la consulenza e di aiuto. La scuola è molto presente e non lo dico solo da dirigente, ma anche da genitore. Un fatto di tali dimensioni non potrà far altro che indurci a lavorare ancora di più in questa direzione».  
 
Da rappresentante dei genitori, quindi, Raffaele Vanzo, presidente del consiglio dell’istituzione de La Rosa Bianca, sottolinea il bisogno di organizzare iniziative di informazione molto capillari sul territorio e rivolte alla famiglia e ai genitori che, dice, «ha un ruolo primario nello svolgere un azione di controllo e prevenzione». Ribadisce poi come «l’attenzione della scuola sul tema delle dipendenze e del consumo di sostanze sia molto alta». «Certo - conclude - eravamo ben coscienti del problema, tanto che l’istituto ha promosso incontri con le forze dell’ordine per i ragazzi e le famiglie. Ma non avrei mai immaginato una cosa di questo tipo».

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