Lorenzo Delladio: il covid insegna che servono alternative allo sci «Lo avevo proposto per il Rolle»
«Già tre anni fa, fui il primo a muovere verso un cambio di paradigma. Se quel passo verso un nuovo modello di turismo fosse stato fatto allora, adesso saremmo stati pronti per affrontare questo periodo».
Quello a cui si riferisce Lorenzo Delladio, proprietario de La Sportiva, è il suo progetto di paradiso dell’outdoor a Passo Rolle, ideale per praticare attività come l’escursionismo, la bici, il nordic walking e l’arrampicata, lanciato nel 2017. Delladio avrebbe acquisito e smantellato gli impianti della Tognazza: la proposta suscitò l’opposizione degli operatori del territorio, che si coalizzarono per acquistare gli impianti e mantenerli in vita, facendo tramontare il “sogno di Delladio.
«Ma la via da seguire rimane quella - dice pacificamente il brillante imprenditore fiemmese - ce lo dicono il mercato e gli effetti del cambiamento climatico».
Delladio, la sua proposta di una località alternativa allo sci da discesa era stata lungimirante, visti i tempi che corrono…
«Lo dissi in tempi non sospetti, ora quell’idea va ribadita: bisogna diversificare quello che il territorio offre. La metà delle persone che vengono in vacanza da noi non scia, bisogna pensare anche a loro, creando un’offerta aggiuntiva allo sci che, attenzione, rimane sempre una componente importante del turismo trentino».
Bisogna difersificare a Rolle e altrove?
«La mia proposta era rivolta al Passo perché quello è un posto che sento molto vicino, ma bisogna farlo in tutte le zone della provincia. Il nostro territorio si presta perfettamente per offrire una miriade di alternative diverse, dobbiamo sfruttarlo al meglio, in modo sostenibile, sia chiaro».
È stata un’occasione persa, quella proposta nel 2017?
«Saremmo stati i primi a creare un progetto del genere, sarebbe stata un’ottima opportunità per tutto il Trentino. Quando l’offerta è sempre la stessa, poi il turista va altrove. Ma è l’idea in generale che va portata avanti: che sia Delladio o siano altri a promuoverla, non cambia. L’importante è muovere verso un nuovo paradigma».
Quali sono le alternative agli impianti da sci, attualmente?
«Percorsi organizzati, passeggiate guidate, ciaspolate, sci alpinismo e molto altro. Ho visto con piacere che in queste settimane ci si sta muovendo verso le attività da svolgere all’aperto per offrire qualcosa di alternativo agli impianti, che purtroppo rimarranno chiusi ancora per un po’. Il problema è che oggi il turismo invernale è tutto legato agli impianti: se questi non funzionano, l’albergo chiude e l’economia non va avanti. Ecco perché bisogna diversificare».
Cosa dovrebbero fare gli impiantisti?
«Non voglio insegnare niente a nessuno, di quello che non mi compete. Però, dalla mia visione di imprenditore, vedo che i dati sul mercato dei prodotti per l’outdoor sono in crescita e si prevede un continuo aumento per i prossimi cinque anni. E il turismo non può che legarsi a questi numeri».
Come vede, da imprenditore, questo inverno senza (per ora) impianti da sci?
«Quello che perderemo in queste settimane non lo riprenderemo più. Sono però fiducioso che, nel momento in cui riapriremo, ci sarà una ripresa immediata. Possiamo augurarci che ci sia tanta neve per allungare la stagione e cercare di recuperare in seguito. Questo periodo ci insegnerà qualcosa, se reagiamo saremo più pronti per il futuro. Aprendo le menti e avendo visioni che vanno un po’ più in là del nostro naso».