Per salvare la Marmolada 38 mila metri quadri di teloni, così si conserva la neve
Da 30 mila a 38 mila metri quadrati: la superficie dei teloni in tessuto non tessuto posati per salvaguardare le piste da sci in concessione alla società Marmolada srl sarà aumentata grazie al rinnovo della autorizzazione alla loro stesura, firmato la scorsa settimana dal dirigente del Servizio Bacini montani della Provincia.
Se il 28 aprile 2020 era stata rilasciata una concessione, con scadenza 31 dicembre, per la protezione attiva di 4 settori di pista da sci (siamo sul versante di Rocca Pietore), quest’anno si pensa a ricoprire 5 settori della pista che scende da Punta Rocca verso Malga Ciapela.
Il Ghiacciaio della Marmolada è stato giudicato “condannato” a scomparire in meno di 30 anni, ma intanto l’industria dello sci cerca di salvaguardarlo e salvaguardarsi il più possibile con questi sistemi (adottati anche sul ghiacciaio Presena) che, anche se non sono risolutivi, quanto meno consentono alle società impiantistiche di risparmiare oneri in termini di innevamento artificiale, quindi di risorse idriche ed energia elettrica.
Sulle piste della Marmolada si srotolano dal 2015 teli lunghi 70 metri e larghi 5, con uno spessore di 3,8 millimetri che vengono posati in primavera, agganciati tra loro e rimossi a settembre, prima che inizi a nevicare. In media, secondo dati forniti dai servizi provinciali che però non sono aggiornati alle ultime stagioni, i teli salvaguardano uno spessore di circa 1 metro e mezzo sulla Punta, a oltre 3.200 metri, dove c’è meno ablazione, ossia meno consumo di massa nevosa in estate, mentre nella parte più bassa si riesce a salvare uno strato molto più importante, che arriva anche a 4-5 metri.
Ma per i ghiacciai l’unica vera cura sono inverni come quello che stiamo vivendo ed estati in cui non si debba registrare lo zero termico a 4000 metri, come avvenuto nelle ultime stagioni calde.
Tornando al provvedimento, sono diverse le prescrizioni tecniche dettate affinché, nelle operazioni di stesa e successivo recupero, il ghiacciaio non venga intaccato, mentre dovrà essere effettuato un monitoraggio sull’efficacia della protezione attiva, supportato da documentazione fotografica riferita alle fasi iniziali di stesura del geotessile e a quelle della sua rimozione, nonché mediante alcune foto dei rilievi speditivi, eseguiti anche solo mediante una sonda da valanga, della distribuzione spaziale dello spessore medio del manto nevoso che si è preservato in ognuno dei settori di pista individuati. La documentazione dovrà poi essere trasmessa alle strutture provinciali di riferimento.