Sanità / Il caso

Nuovo ospedale a Masi di Cavalese? «Contrario alle leggi vigenti»

Duro attacco di Luca Zeni (PD) e Lucia Coppola (Verdi): «a parte un iter oscuto e contraddittorio, l’edificabilità in zona n on è prevista dal Pup. Non si può fare»

CAVALESE. Potrebbe essere contraria alla legge, la valutazione ed eventuale ammissione del progetto presentato dalla Mak Costruzioni di Lavis per realizzare il nuovo ospedale di Fiemme e Fassa da 120 milioni di euro (in project financing) a Masi di Cavalese. A insinuare questo pesante dubbio è il consigliere provinciale del Pd, Luca Zeni, in una nuova interrogazione in ci mette anche in luce le contraddizioni relative ai processi decisionali, con la giunta che negli ultimi mesi si è espressa, in incontri ufficiali, per la ristrutturazione del vecchio ospedale, eliminando però ogni finanziamento per l'opera, mentre negli uffici provinciali si prendevano contatti coi privati per un possibile spostamento proprio là dove la giunta escludeva potesse avvenire, ossia sui terreni di Masi, e segnatamente della Magnifica Comunità, il cui ex Scario Giacomo Boninsegna è stato costretto a dimettersi.

Ma il problema principale non starebbe tanto in un iter oscuro e contraddittorio, quanto nel fatto che la legge provinciale di recepimento delle direttive europee in materia di contratti pubblici 2016 (LP 2/2016) all'articolo 28, comma 2, recita: «Al di fuori delle ipotesi in cui gli operatori economici presentano proposte alle amministrazioni aggiudicatrici sulla base delle procedure da esse avviate (e non è questo il caso, ndr), gli operatori economici possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici proposte aventi ad oggetto lavori o servizi solo quando questi lavori o servizi non sono presenti negli strumenti di programmazione dell'amministrazione aggiudicatrice che individuano gli interventi da realizzare, i relativi costi e la copertura finanziaria».

E il comma 3 chiarisce che: «Nei casi previsti dal comma 2 non sono ammissibili proposte in contrasto con il Piano urbanistico provinciale, compresa la disciplina delle invarianti, quando l'attuazione di queste proposte impone l'adozione di una variante al piano».

Ebbene: «La pianificazione urbanistica provinciale non prevede in alcun modo la previsione di un'area ospedaliera in zona Masi di Cavalese, che è invece area agricola di pregio, vivaio forestale. Parrebbe pertanto inammissibile una proposta di realizzazione in project financing ad iniziativa privata di un ospedale in un'area che necessiterebbe della revisione del Piano urbanistico provinciale».

Il consigliere del Pd chiede quindi a Fugatti: come si possa conciliare la proposta della Mak con le norme ricordate; «come spiega la coincidenza per la quale a gennaio 2020 ipotizzava all'allora sindaco di Cavalese e al Presidente della Comunità lo spostamento dell'ospedale a Masi di Cavalese (nonostante in più occasioni ufficiali successive abbia negato tale ipotesi), alcuni dirigenti provinciali abbiano fatto lo stesso con lo Scario (tutti gli amministratori coinvolti peraltro sono stati invitati alla riservatezza), e il fatto che un'impresa privata abbia presentato una proposta di progetto in project financing proprio in quell'area, nonostante la pianificazione provinciale non ne preveda la destinazione ad area ospedaliera, ma a zona agricola di pregio»; e se la scelta di togliere dal bilancio provinciale il finanziamento già previsto per la ristrutturazione dell'ospedale di Cavalese sia legata alla decisione di spostarlo e di realizzarlo con project financing.

Anche Lucia Coppola (consigliera provinciale di Europa Verde) ha depositato una interrogazione sull'argomento, definendo "sorprendente" che si pensi a costruire un nuovo ospedale quando ciò non è previsto da alcun piano sanitario, e anzi si discute perfino della sostenibilità della struttura esistente. Coppola chiede quindi, per capire se una spesa di molti milioni sia sostenibile, i numeri dell'attività dell'ospedale di Cavalese (parti, interventi ortopedici, posti letto, dipendenti)

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