Nuovo ospedale di Cavalese, la decisione sulla Mak slitta a fine luglio, serve un «approfondimento»
Il Nucleo di Valutazione, chiamato a valutare l’affare, prende tempo. In valle dubbi sulla effettiva realizzazione entro le Olimpiadi del 2026, e dalla politica critiche alla giunta che «avrebbe già deciso, togliendo i soldi dal bilancio provinciale»
FIEMME. Il futuro del sistema ospedaliero e della piana di Masi di Cavalese si conoscerà nel cuore dell'estate. Si dovrà attendere circa il 20 luglio per sapere se la Provincia, sul piano tecnico, considererà la «proposta di matrimonio» della Mak Costruzioni, la società di Lavis che, a capo di un'Associazione temporanea di imprese, ha presentato un progetto in project financing. Oggetto: un nuovo ospedale da costruire a Masi, un disegno da 120 milioni, alternativo a quello originario di ristrutturazione dell'ospedale esistente (47 milioni sul progetto dell'architetto milanese Roberto Ravegnani Morosini).
La proposta della Mak - guidata da Mirko e Andrea Pellegrini - è stata vagliata dal Navip (Nucleo per la valutazione degli investimenti pubblici proposti da privati). Il termine scadeva il 15 giugno ma i tempi sono destinati ad allungarsi, perché nella partita la Provincia ha fatto entrare Cassa Depositi e Prestiti. La questione - vista l'entità delle cifre in gioco, gli anni di vincolo per l'ente pubblico (20) e il cambiamento in gioco per il territorio - è delicatissima.
Dalla dirigenza provinciale si fa sapere che c'è stato un rallentamento nell'iter decisorio: l'allungamento dell'istruttoria comporterà un surplus di tempo. Se il Navip, con il supporto di Cdp, riconoscerà la «pubblica utilità» del progetto Mak, la parola passerà alla parte politica: è la giunta provinciale che può dire se il matrimonio s'ha da fare o no. Nelle scorse settimane il vicegovernatore Mario Tonina, con competenza sull'ambiente, ha dichiarato che ogni decisione in materia deve passare dai territori (cioè dagli amministratori di Fiemme, Fassa e Cembra) oltre che dalla burocrazia provinciale.
Tutto sospeso dunque fino a luglio inoltrato. La proposta dell'Ati - di cui fanno parte Siram spa (servizi tecnologici) e Dolomiti Energia Solutions srl, a cui si deve sommare il colosso finanziatore (Banca Intesa) - ha fatto andare in fibrillazione l'amministrazione comunale del sindaco Sergio Finato, gli ambientalisti e una fetta del Pd. La «città della salute» (110.000 metri cubi per 94 posti letto, ad un costo di 60 milioni per la costruzione cui se ne devono sommare altri 60 per la gestione) verrebbe costruita su un terreno, oggi verde, di tre ettari. L'ipotesi è di realizzarla in Località Orto dei Pezi a Masi di proprietà della Magnifica Comunità. Come detto, da qualche tempo si alzano voci di dissenso (fra queste quella del consigliere di Onda Civica Filippo Degasperi).
Si dice che la presenza di due corsi d'acqua (Avisio e Rio Lagorai) non aiuta. Altra questione aperta: l'annunciato utilizzo di pannelli solari e fotovoltaici, quando ci sono 5 mesi di inverno senza sole. Nonostante tutto ciò, il Navip potrebbe dare il via libera con prescrizioni tecniche: indicazioni a cui la cordata dovrebbe adeguarsi. I sostenitori del progetto Mak dicono che, al netto degli interventi su Piano regolatore e Piano urbanistico provinciale, il nuovo ospedale potrebbe diventare realtà in tempi più rapidi rispetto a quelli necessari per la ristrutturazione del nosocomio oggi in uso.
Chi lavora in ambito sanitario dubita che, sia nell'ipotesi della ristrutturazione da 47 milioni che in quella della costruzione da 120, si possa arrivare in tempo per le Olimpiadi 2026: quella dei Giochi invernali è la deadline, che spaventa gli amministratori pubblici perché - in caso di ritardo nella tabella di marcia - il rischio della figuraccia planetaria è reale. E non manca chi dice che, mancando un'idea chiara sulla progettazione sanitaria del Trentino, qualsiasi ospedale di valle, nella sostanza, non potrà nulla più di un bell'ambulatorio con una buona ortopedia.
L'operazione su cui è chiamato a pronunciarsi il Navip con Cdp, come raccontato da l'Adige il 15 giugno scorso, mette la Provincia sotto i riflettori: Dolomiti Energia Solutions srl, che si occupa di fotovoltaico, gestione calore, efficientamento energetico ed illuminazione pubblica è controllata al 100% da Dolomiti Energia Holding, controllata dalla Provincia di Trento, assieme ai Comuni di Trento e Rovereto, attraverso FinDolomiti Energia srl.
Nei giorni scorsi il consigliere Pd Luca Zeni, ex assessore provinciale alla salute, ha presentato un'interrogazione. Ha chiesto al presidente della giunta come spiega che nel gennaio 2020 lo stesso capo dell'esecutivo abbia ipotizzato con il sindaco di Cavalese e il presidente della Comunità di prevedere la costruzione di un nuovo ospedale a Masi di Cavalese e che alcuni dirigenti provinciali abbiano fatto lo stesso con lo scario e il fatto che un'impresa privata abbia presentato una proposta di progetto di project financing proprio in quell'area che la pianificazione provinciale destina a zona agricola di pregio.
Zeni ha chiesto inoltre se la scelta di togliere dal bilancio il nuovo ospedale di Cavalese sia legata alla decisione per realizzarlo in project financing e ha parlato di incompatibilità con la legge provinciale di recepimento delle direttive Ue sui contratti pubblici.
Fugatti ha risposto che l'intervento di ristrutturazione dell'ospedale di Cavalese era previsto dal 2019. Quanto al progetto di nuovo polo sanitario, il presidente ha seguito la "linea Tonina": «Lei capisce la delicatezza di un accesso agli atti come quello che chiede, perché su questo argomento il nucleo non si è ancora espresso». Fugatti ha concluso precisando che per progetti come questo non sono ammesse proposte di partenariato se incompatibili con le previsioni del Pup, mentre permane l'obbligo della Valutazione di impatto ambientale.
Per Zeni questa è una «non risposta». La programmazione del 2019 citata da Fugatti, contrasta infatti per Zeni con le ricostruzioni e le dichiarazioni dello stesso, dello scario e del sindaco di Cavalese. Il consigliere ha affermato che, in base a queste dichiarazioni, Fugatti avrebbe ipotizzato lo spostamento dell'ospedale a Masi di Cavalese. L'ex assessore dice che un problema urbanistico esiste, dato che l'area, su cui verrebbe costruito l'ospedale nuovo, oggi è agricola. Quanto all'accesso agli atti, ha citato il Consiglio di Stato: i consiglieri possono accedere agli atti. La partita ospedaliera è tutt'altro che conclusa.