Ricche "donazioni": due uomini nei guai per circonvenzione d’incapace
Si parla di tanti soldi anche se la fetta più grossa è costituita da una polizza sulla vita della donna. Che non è stata "ritirata" e quindi non entra nel conto dei soldi che i due avrebbero incassato. Un'assicurazione da quasi 400 mila euro
CASO Truffe in Val di Non e Giudicarie
TRENTO. Erano conoscenti, probabilmente lei li considerava amici, ma ora sono contrapposti in tribunale. Da una parte una donna ultraottantenne, dall'altra due uomini. Lei parte civile, loro accusati di concorso in circonvenzione di incapace. In mezzo una somma cospicua che, secondo la procura, sarebbe stata sottratta alla donna, abusando dello stato di infermità psichica di lei, in poco più di un anno. Un'accusa tutta da provare nell'ambito di un procedimento penale che è in corso e che vede contrapposte le due parti.
A far partire gli accertamenti della procura, era stato un esposto presentato dall'amministratore di sostegno dell'anziana. Che, nel controllare le finanze della donna di cui doveva prendersi cura, si era accorto che c'erano delle operazioni che non riusciva a spiegarsi. Gli accertamenti sono stati delegati dalla guardia di finanza e il materiale raccolto ha portato al rinvio a giudizio di un sessantenne e di un cinquantenne. Che ora si difendono in aula. I fatti che costituiscono il capo d'accusa sono avvenuti in val di Fiemme e risalgono a qualche anno fa.
Si parla di tanti soldi anche se la fetta più grossa è costituita da una polizza sulla vita della donna. Che non è stata "ritirata" e quindi non entra nel conto dei soldi che i due avrebbero incassato. Un'assicurazione da quasi 400 mila euro. Nelle accuse ci sono però altre cifre che corrispondono, seconda la ricostruzione che è stata fatta in fase d'indagine e che sarà contestata dagli avvocati difensori per poi essere vagliata dal giudice, alle operazioni che la donna avrebbe fatto a favore dei due.
Operazioni - e qui sta il reato di circonvenzione di incapace - che l'anziana avrebbe fatto non come atto di liberalità. Ma la sua situazione di fragilità legata sì all'età ma anche ad un decadimento cognitivo che sarebbe stato accertato anche attraverso una perizia all'interno del procedimento nella forma dell'incidente probatorio, l'avrebbero resa una possibile "vittima". I due, quindi, avrebbe abusato dello stato della donna per farle fare delle elargizioni (si parla di circa 60mila euro) e per spingere anche all'acquisto di una vettura (per un valore di circa 15 mila euro).
Non solo. In base a quello che è stato al momento ricostruito, ci sarebbe stato anche il tentativo di modificare il destinatario della pensione della ottantenne. Tutte azione che avrebbe quindi portato ad un danno economico pesante per la signora. Come detto a sollevare i dubbi è stato l'amministratore di sostegno della vecchina. Ci sono state quindi le indagini, verifiche che hanno riguardato in particolar modo i movimenti bancari registrati sul conto corrente della donna.
Sì perché il denaro sarebbe stato donato (ma secondo la procura non ci sarebbe stata la reale e convinta intenzione da parte di lei di fare le elargizioni) in più occasione e quindi ne è stata cercata traccia. Verifiche sono state fatte anche sulla situazione sanitaria della donna che, come detto, è stata sottoposta anche a perizia psichiatrica nel corso del procedimento penale. Il punto sta tutto nel provare che la donna abbia avuto o meno piena consapevolezza delle sue azione legate alla gestione del suo denaro.