Travolto da una sciatrice sulle nevi della val di Fassa, da 5 anni chiede giustizia
Dopo lo scontro venne ricoverato per tre mesi in rianimazione, l’uomo fa ancora fatica a camminare. La causa è davanti al giudice di pace, per il risarcimento di alcune centinaia di migliaia di euro si va in sede civile
TRENTO. Cinque anni fa venne travolto da una sciatrice sulle nevi della val di Fassa. L'uomo, oggi 87enne, ancora fatica a camminare: l'incidente in pista gli costò tre mesi di rianimazione, un delicatissimo trasferimento dal Santa Chiara di Trento ad un ospedale delle Marche, regione in cui vive, e poi mesi, anzi anni di riabilitazione. Da allora la sua vita non è stata più la stessa. Il suo legale, l'avvocato Beppe Pontrelli, calcola in alcune centinaia di migliaia di euro il danno per le conseguenze patite. Tuttavia non è della cifra di risarcimento che si sta discutendo davanti al giudice di pace, ma delle responsabilità della sciatrice, una 54enne svedese, di professione insegnante, accusata del reato di lesioni gravissime.
L'incidente accadde il giorno di San Valentino del 2018, sulla pista "Col dei Rossi" a Canazei, all'altezza dell'incrocio con la "Gardeccia". La donna, come viene riportato nell'imputazione, «in un tratto di visuale non libera per la presenza di una cunetta, ometteva di moderare la velocità e di dare la precedenza a omissis», ossia al pensionato, che arrivava dalla destra. L'uomo, a seguito dell'urto, battè la testa. Incosciente, venne trasferito d'urgenza all'ospedale di Trento, sottoposto ad intervento chirurgico e il 19 marzo trasferito a Jesi, dove rimase per settimane nel reparto di rianimazione. Accudito dai familiari (si sono costituiti parte civile il figlio e la figlia), il pensionato dovette far fronte ad un lungo periodo di riabilitazione, sopportando anche i costi delle terapie (superiori a 100mila euro).
La sciatrice è dunque accusata di lesioni gravissime, reato di competenza del giudice di pace. Se l'uomo fosse rimasto ferito in un incidente stradale, il caso si sarebbe invece discusso in tribunale, sede in cui sarebbe stato possibile quantificare anche il risarcimento. Invece il pensionato dovrà rivolgersi ad un giudice civile per il danno, con un allungamento dei tempi. Ed è per questo motivo che l'avvocato Pontrelli propone una riflessione: «Sarebbe ora che il legislatore, se vuole garantire una corretta applicazione della legge, si preoccupi che la competenza venga attribuita a giudici togati per quanto riguarda l'infortunistica sulle piste da sci che dà luogo a lesioni colpose, almeno nel caso di lesioni di natura grave e gravissima, anche per evitare lungaggini e il rischio di prescrizione».
Dal 2021, con il decreto legislativo 40, c'è stata una "stretta" per quanto riguarda il comportamento sulle piste da sci, con l'obbligo di seguire alcune regole di circolazione già contenute nel Codice della strada, ad esempio dare la precedenza a destra, moderare la velocità, divieto di percorrere le piste se si è in stato di ebbrezza, con relative sanzioni. È inoltre necessaria l'assicurazione (la sciatrice svedese era coperta da polizza, anche se in quell'anno non c'era alcuna imposizione da parte della legge italiana).
Se le regole sulla neve si sono avvicinate alle norme che deve rispettare chi si mette alla guida di un veicolo, diversa rimane invece la competenza a decidere in materia di incidenti: le lesioni stradali vengono discusse davanti al giudice penale, quelle sulle piste davanti al giudice di pace, con un secondo ricorso al giudice civile da parte della parte lesa per la eventuale richiesta di risarcimento dei danni patiti.