Viabilità / Dolomiti

Transdolomites: traffico nelle valli dolomitiche, anche i residenti non ne possono più

Dopo il caso della gita Sat di Trento, che è stata in coda con i pullman 4 ore e mezzo per raggiungere Canazei, fioccano i commenti: «E’ ora di affrontare il problema, ma i politici fanno finta di niente»

IL CASO I pullman della Sat, 4 ore e mezzo per raggiungere Canazei

di Gigi Zoppello

FASSA. Sono rimasti solo i politici, a non essersene accorti: l’aumento esponenziale del turismo nelle valli dolomitiche ha portato anche ad un aumento esponenziale del traffico, e ora il problema diventa drammatico anche per i residenti.

Il caso riportato dall’Adige dei due pullman della Sat di Trento che mercoledì volevano raggiungere Alba di Canazei, ma ci hanno messo 4 ore e mezzo, è lo spunto per la riflessione di Transdolomites, associazione che da anni si batte per realizzare una ferrovia delle valli Fiemme e Fassa.

Scrive sui social: «La qualità della mobilità, turismo e quella percepita sia dagli ospiti che in primis dalle persone che vivono e lavorano nelle valli interessate dal fenomeno dell’”overtourism” ovvero quello che genera sovraffollamento».

A corredo, quattro fotografie: la coda di auto  tra Soraga e centro Fassa; il commento pubblicato oggi 22 agosto sul gruppo FB Val di Fassa; l’invasione delle auto e dei camper nei prati a Campitello e l’articolo online de L'Adige.

«Le persone che frequentano la Val di Fassa e anche Val di Fiemme stanno usando sempre di più i mezzi pubblici in servizio e questo è un dato assolutamente evidente ed incoraggiante. Vanno trovate delle soluzioni alla viabilità anche perché la sicurezza in sede stradale essendoci congestione di mezzi è notevolmente peggiorata. Vanno contingentati gli accessi? Va tutelato il territorio e l’ambiente? La ratio incassi, la tolleranza tanto poi “partono” è ancora valida?  A che modello turistico in prospettiva si ambisce e lavora?

Le nostre vallate saranno sempre più frequentate sia per motivi climatici che sulla spinta di grandi eventi come le Olimpiadi Invernali Milano Cortina. Possiamo continuare a farci vedere e vivere così? Cerchiamo di trovare delle risposte e confronti!»

Il commento di cui parla Transdolomites è quello di Paolo Rossi, un turista di lungo corso: «Ho 60 anni e frequento la Val di Fassa da quando ne avevo 2, praticamente ogni estate degli ultimi 40 anni ho sperimentato queste chilometriche code, in particolare nei mesi di luglio e agosto, dunque nulla di nuovo sotto il sole.

Il fatto che ancora non si sia voluto affrontare il problema alla radice, realizzando solo interventi parziali come la circonvallazione di Moena o la variante di fondovalle in Val di Fiemme, mostra come la classe politica sia afflitta da un cronico vuoto di idee, progettualità, senso di responsabilità verso i cittadini non da oggi. Mai si va oltre qualche chilometro di asfalto.

A parlare di rotaie pare venga loro l'orticaria.

L'eterno farfugliare di inconcludenti convegni (non quelli di TransDolomites!), le continue promesse elettorali che tutti sanno in partenza saranno disattese, l'incessante bla bla bla che ci tocca sorbire dai media non hanno mai dato alcun risultato tangibile.

Occorre essere totalmente decerebrati per non capire che la soluzione può solo passare attraverso un diverso modello di mobilità e dunque di organizzazione sociale, un modello di società che consenta a tutti di realizzare la propria fondamentale libertà di movimento senza intasare le strade e senza ridurre le valli alpine a camere a gas.

Dunque occorre il coraggio di decidere una diversa allocazione delle risorse, di imporre una radicale riforma del trasporto collettivo che ne ampli significativamente l'offerta, in particolar modo ricorrendo a mezzi su rotaia per gran parte degli spostamenti ma anche gravando il mezzo privato di una parte dei costi necessari per finanziare i primi» scrive Rossi.

«Forse è venuto il momento di sbattere in faccia a questi amministratori la loro incapacità, denunciare la loro inanità di fronte ad un'emergenza che dura da troppi anni e che condanna troppe persone ad una qualità di vita del tutto insufficiente».

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