Breguzzo, dimissioni in massa dal Consiglio
Colpo di scena a Breguzzo: dieci consiglieri si dimettono, per contrarietà alle fusioni. Perentoria e dettagliata la lettera firmata Ilda Frioli, Giovanna Molinari, Illari Bonazza, Walter Rubinelli, Nicola Bonazza, Sandro Bonazza, Flavia Dalbon, Barbara Bonazza, Claudio Bonazza, Luigi Bonenti. "Siamo dieci amministratori del Comune di Breguzzo, cinque di minoranza e cinque di maggioranza, tra cui il vicesindaco ed un assessore, che, dopo un difficile periodo di divergenze e incomprensioni all'interno del Consiglio, ritengono responsabilmente di dover interrompere il loro mandato e rimettere nelle mani dei loro concittadini la scelta di determinare un nuovo assetto amministrativo, forte e coeso, in grado di guidare il nostro paese nelle decisioni difficili ed impegnative e nelle sfide del prossimo futuro.
Tutto questo a causa del comportamento del nostro Sindaco che, nonostante i ripetuti ed accorati inviti, non si è fatto carico della situazione, non ha curato i rapporti interpersonali, ha evitato una seria riflessione sul proprio operato e non è riuscito a recuperare l'obiettività e ad instaurare un dialogo dinamico e costruttivo tra le parti, causando il logoramento della serenità e della fiducia che devono essere alla base delle scelte di un'amministrazione.
Sono note a tutti le vicende che hanno visto una netta spaccatura di vedute e la conseguente diversa presa di posizione, in particolare sul debito fuori bilancio, venutosi a creare a seguito dei lavori eseguiti per la realizzazione dei bagni presso la Chiesetta degli Alpini. Ma anche sulle domande di concessione delle acque del Torrente Arnò a scopo idroelettrico da parte di privati, portate a votazione frettolosamente, senza la possibilità di una discussione approfondita, che permettesse una serena valutazione di tutti i suoi aspetti, per giungere ad una visione chiara ed univoca del problema, e senza la dovuta informazione ed il coinvolgimento della popolazione su un argomento così importante e strategico per il nostro ambiente ed il nostro territorio.
Siamo inoltre in un periodo cruciale che ci vede chiamati responsabilmente ad un grande impegno per far fronte alla grave crisi economica che ci sottopone a forti pressioni per progettare un nuovo riassetto della gestione del nostro territorio, alla ricerca di nuove strategie che possano garantire dignità e sostenibilità al nostro sistema, spesso citato come modello di efficienza e vivibilità.
Ci siamo trovati, improvvisamente, di fronte alla nuova Legge di riforma degli Enti Locali che prevede, così come è stata approvata dai nostri amministratori provinciali, o la fusione dei Comuni, cioè, di fatto, l'eliminazione dei Comuni esistenti e la creazione di un nuovo Ente amministrativo o, in alternativa, la gestione associata dei servizi per un bacino di cinquemila abitanti.
Visto l'impegno e la responsabilità con cui, nonostante i gravi dubbi e le perplessità sulla tempestività che ci veniva richiesta per avviare l'iter di fusione, è stata approvata la delibera d'intento, subordinata alla perentoria richiesta di prevedere, nel disegno di organizzazione amministrativa, le condizioni per garantire il massimo dei servizi e della partecipazione al nostro Comune ma che, di fatto, il nostro Sindaco, non sostiene.
Vista la delicatezza, l'importanza e l'irreversibilità di un'eventuale fusione dei Comuni che deve essere attuata in brevissimo tempo, e che prevede la deliberazione del Consiglio Comunale per l'indizione del referendum entro il 10 marzo.
Vista l'incertezza, la confusione e l'impossibilità di decidere con oculatezza e di redigere in tempi così brevi i documenti che andranno a regolamentare la futura nuova gestione amministrativa del presunto Ente che andrà a sostituire gli attuali Comuni.
Visto che il provvedimento è stato calato dall'alto senza un'effettiva e consapevole richiesta maturata dalla popolazione, gravata da forti e legittimi dubbi su ciò che si andrà a creare in modo così pasticciato e frettoloso, senza garanzie di tutela delle radici, della storia, delle peculiarità del nostro Comune e anche delle sue entrate economiche.
Vista la mancanza di un disegno chiaro e definito che salvaguardi la gestione del nostro territorio e che possa garantire anche alle generazioni future la possibilità di partecipare attivamente alla cura puntuale del patrimonio che ci è stato tramandato dai nostri padri.
Consapevoli invece che, la fusione, o la Gestione Associata dei Servizi, non deve essere vissuta come un'imposizione della Provincia solo per garantire una migliore funzionalità dei Servizi razionalizzando le risorse, ma soprattutto come strumento per una crescita sociale, culturale ed economica dei nostri quattro paesi, rassegniamo le nostre dimissioni dalla carica di Consiglieri Comunali e rimettiamo ogni decisione alla prossima Amministrazione Comunale, espressione della volontà elettiva dei nostri concittadini".