Ragoli, la Grande Guerra
«Quando gli uomini cadevano come foglie»: vi si racconta la vita del paese di Ragoli dal 28 giugno 1914 fino al 1920 attraverso il destino di quei 29 cittadini (più uno) i cui nomi sono ora incisi sui due monumenti ai caduti del paese, coloro che partirono durante la Prima Guerra mondiale dal piccolo borgo giudicariese e non tornarono mai più indietro. È il titolo del libro che si inserisce nel più ampio progetto avviato dall’amministrazione locale per il recupero e la valorizzazione della memoria collettiva che è «Mnemosine», dal nome greco della dea della memoria, avviato nel 2011.
«Ci sembrava doveroso ricordare, per i nostri giovani – spiega l’assessore alla cultura di Ragoli Rosella Pretti - e ribadire, perché ce n’è sempre bisogno, anche e soprattutto in un momento storico come l’attuale, l’importanza vitale della pace». Si è occupato dei testi un docente di storia locale, Renato Paoli, molto conosciuto e assai amato anche dai suoi studenti (e non è cosa da poco), mentre immagini, foto d’epoca, alberi genealogici, diari e altri contributi vengono dal resto del paese e dagli archivi comunali.
In otto capitoli viene descritta la vita del paese prima, durante e dopo la Prima guerra mondiale, con riferimenti anche alla situazione europea e mondiale e ad altri paesi e personaggi giudicariesi. La narrazione ripercorre le vite di 29 caduti più uno, inserite con maestria nel contesto storico in cui si dipanarono. Vite di singoli, che altrimenti nella grande massa di Umanità sacrificata nel conflitto, avrebbero potuto perdersi nei numeri senza un accenno alla loro individualità, alla fine prematura dei loro progetti per il futuro, al vuoto che lasciarono in famiglie poi lacerate per sempre. Un anonimato che con il libro si vuole superare, almeno per le vittime la cui vita viene ricostruita e ricordata, e con esso arrivare ad un’empatia, o almeno ad una comprensione più reale da parte dei vivi di oggi di quella che fu la tragedia delle vittime di ieri.
«La guerra moderna ha questo di spaventosamente triste - scrive, meravigliosamente, Guerrino Botteri, soldato giudicariese in Galizia e autore di uno dei diari usati come fonte per il libro - l’individualità sparisce, si diventa gocce di una fiumana di lava che lentamente, con moto fatale si spinge in avanti, s’arresta, retrocede. Le gocce non contano nulla. Se uno si ferma, s’agghiaccia, si perde, nessuno ci bada: se quella goccia stride, cigola, prima di spegnersi, il suo grido è sopraffatto del cigolio spumoso, enorme del fiume».
Nel volume si trovano, sviscerati e riletti, documenti storici ripescati nell’archivio comunale e la corrispondenza privata messa a disposizione da varie famiglie di Ragoli. Una ricerca durata circa tre anni e un lavoro di paese per recuperare una memoria collettiva: «Un grazie di cuore va anche ai volontari che hanno partecipato alla raccolta e al recupero del materiale - commenta Rosella Pretti -,il professor Paoli è riuscito a realizzare un racconto che non è sui caduti, o dei caduti. Bensì per i caduti, per la loro memoria e per la pace».