Spressa, il Consorzio si sposta a Trento

di Giuliano Beltrami

C’è chi l’ha già definito, con un tocco di provocazione e forse pure di amarezza, il funerale della spressa. Oggi, sul far del mezzodì, si riunirà a Giustino l’assemblea straordinaria del Consorzio volontario per la tutela della spressa formaggio dop delle Giudicarie. Un unico punto all’ordine del giorno: modifiche statutarie. Dietro ci sono due punti, uno dei quali foriero di nuove polemiche. Si tratta del trasferimento della sede, da Fiavé, via Degasperi 12/A, a Trento, via Monaco 5, località Spini di Gardolo.
 
C’è un altro cambiamento, all’insegna dell’innovazione. L’assemblea approverà l’inserimento nello statuto di un nuovo articolo che recita: «Ai sensi dell’articolo 2 della legge 154/2016 nell’elenco dei candidati al Consiglio di Amministrazione almeno un terzo dei candidati deve appartenere al genere meno rappresentato», eccetera. Insomma, nel Consorzio della spressa si introduce la quota rosa, che proprio nel settore agricolo della cooperazione viene vista un po’ come un disturbo. Infatti quando qualcuno propone l’inserimento delle donne nella rappresentanza in Consiglio di Amministrazione della Federazione la risposta più gettonata (in genuino vernacolo trentino) è la seguente: «In agricoltura done no ghe n’è».
 
Quanto al primo punto, la memoria corre al mese di marzo, quando il presidente del Consorzio, Mauro Povinelli, se ne andò sbattendo la porta e denunciando il «disaccordo ripetutamente manifestato da parte della presidenza e della direzione di Latte Trento riguardo all’attività di promozione inerente il progetto di valorizzazione della spressa dop finanziato congiuntamente dal Bim del Sarca-Mincio-Garda e dal Bim del Chiese». Il dimissionario ribadiva, inoltre, che «è venuta a mancare a partire dall’11 novembre 2016, e non per mia volontà o negligenza, la possibilità di analizzare e programmare con i vertici di Latte Trento l’attività promozionale in essere e/o relativa al secondo anno di progetto di valorizzazione». La lettera comunicava infine di «aver portato a termine gli adempimenti relativi all’anno di gestione 2016 quali il deposito presso la Camera di Commercio di Trento entro il 28 febbraio del bilancio approvato dal Consiglio e la presentazione ai Bim della richiesta di liquidazione del contributo di 30.000 euro relativo alla prima annualità di progetto».
 
Sergio Paoli (direttore di Latte Trento) reagiva da una parte sostenendo che «si tratta di personalismi», dall’altra sottolineando la marginalità della spressa rispetto alla Cooperativa: «Rappresenta una minima parte del fatturato di Latte Trento: 270.000 euro, a fronte dei quasi 50 milioni della Cooperativa».
Ezio Valenti (consigliere giudicariese di Latte Trento) smorza i toni: «Non ci sono disegni particolari. Abbiamo dato la disdetta a Fiavé e abbiamo ragionato molto su dove metterla. Pensavamo a Pinzolo, dove c’è il caseificio, ma non è nostra: è di Cooperfidi. Allora abbiamo deciso per il momento di farla a Trento, in attesa di vedere se possiamo promuovere innovazioni a Pinzolo».
 
Spostare la sede del Consorzio non è una scelta politicamente pericolosa? Non si dà fiato in questo modo alle trombe della polemica? Alberto Ferrari (che ha sostituito Povinelli alla presidenza del Consorzio) ha l’aria tranquilla. «Ma no. Il Consiglio di amministrazione è stato unanime su questo. E poi si tratta solo della sede legale ed amministrativa. La lavorazione del formaggio, per statuto, deve avvenire all’interno dei confini della dop, quindi nelle Giudicarie. Nulla cambierà su questo versante. Infatti stiamo andando avanti con il progetto di promozione».
 

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