Il Parco Adamello Brenta non commenta le "bordate" dell'ex direttore Bartolomei
Terremoto? Tsunami? A tutta prima le dichiarazioni di quello che fu il direttore per lo spazio di un mattino, Silvio Bartolomei, possono apparire come un terremoto scatenato all’interno del Parco Adamello Brenta, tali le frasi, pubblicate con voluto clamore su Facebook, con una crudezza inusitata. Invece dall’Ente Parco non giunge alcuna reazione: calma piatta.
Irreperibile il presidente Joseph Masè (nella foto), l’unico a parlare, anzi, a non parlare, è il vicepresidense Ivano Pezzi. Alla domanda: avete pensato ad azioni da intraprendere? Che so?, querele, comunicati... la risposta non ammette repliche: «Non ho nessuna dichiarazione da fare». Nessuna? «Nessuna».
E dire che, come accennato sopra, le denunce di Bartolomei sono di quelle capaci di far morire affogata una balena. Se n’era stato zitto per otto mesi l’esperto di coaching padovano, dopo le dimissioni rassegnate ad appena qualche settimana dalla nomina a direttore. Poi all’improvviso ha deciso di aprire il quaderno delle doglianze. Innumerevoli le irregolarità segnalate: assunzione di personale in maniera non legittima, poca (anzi nessuna) attenzione al territorio, costrouzione di slittinovie sul territorio del Parco, e via attaccando.
Che all’interno dell’Ente, che copre un ampio ambito comprendente quattro Comunità di Valle (Giudicarie, Val di Sole, Val di Non e Paganella) si stia vivendo un momento di aperto disagio è un dato di fatto. Da gennaio, da quando Bartolomei ha rassegnato le dimissioni (ufficialmente per motivi di famiglia, ma le ultime sue gesta dimostrano il contrario) il Parco è retto da un facente funzioni, Massimo Corradi, che fra l’altro (secondo le voci mormoranti nei corridoi dell’Ente) avrebbe rassegnato le dimissioni, respinte dal presidente e dalla Giunta. È verosimile che si stia cercando di mettere a posto tutto, prima che arrivi il nuovo direttore, dato che la Procura della Repubblica di Trento sta indagando ed ha già acquisito parecchia documentazione negli uffici.
Già, perché è stata fatta una prima selezione all’inizio di agosto da parte di una commissione nominata dalla Giunta provinciale, in attesa che il Parco costituisca una propria commissione per scegliere il nuovo direttore. Nei prossimi giorni si procederà ai primi colloqui fra i candidati alla direzione, da pescare nell’apposito elenco nazionale degli idonei.
Come si ricorderà, Silvio Bartolomei era stato assunto un anno fa, dopo una selezione piuttosto criticata dal Comitato di gestione del Parco, tant’è che aveva ottenuto solo tre quarti dei voti dei presenti, che possono sembrare molti, ma in un Ente in cui si delibera sovente alla quasi unanimità aveva fatto un certo effetto.
Certo, bisogna ammettere che una crisi del genere nei quasi quarant’anni di esistenza del Parco Adamello Brenta non era mai stata vissuta. Però la scelta è chiara: nessun commento alle accuse.
Nesun commento al giudizio di Bartolomei secondo il quale «Il Pnab è in avanzato stato di decomposizione. Processo inarrestabile, incurabile».
Nessun commento all’accusa che «non si fanno concorsi per dirigenti forestali da anni perché han paura che i Taliani sian più bravi degli autoctoni e vincano i concorsi. I ragazzi del posto si sono prodigati nel raccontarmi di come la Provincia crei una legge per regolarizzare i dipendenti dei Musei, o nominare un dirigente senza un concorso, per poi cancellare il comma l’anno seguente e non lasciar traccia. E tutti si adeguano, ovviamente!».
Ancora: no comment all’accusa più grave (e probabilmente oggetto di inchiesta giudiziaria: l’assunzione all’ufficio stampa di un operaio forestale, che il Direttore non ha voluto avallare «perché palesemente illeggittima». La vicenda, ricorda Bartolomei, «è avvenuta quando la Giunta approva, in data 25 novembre 2016, una delibera con cui viene confermato un incarico ad un operaio forestale in qualifica di addetto stampa e il contratto viene firmato dal Presidente. Ci tengo a ricordare che pur essendo un “giardiniere” la legge all’art. 9 comma e) recita che tali atti sono di competenza del Direttore. Precedentemente all’approvazione della suddetta delibera ho verbalizzato il mio parere contrario per palese illegittimità del provvedimento, malgrado lo stesso avesse ottenuto l’ok amministrativo».
Tantomeno il Parco commenta la mancata approvazione del bilancio, né l’accusa sulle «continue deroghe al Piano del Parco, per ampliare rifugi, piste, impianti, etc. . Mi fu chiaro, fin dal primo consiglio, quanto fosse pericoloso e innaturale procedere di deroga in deroga senza una visione d’insieme. Non si possono realizzare politiche di tutela in questo modo. Rifugi trasformati in alberghi in piena legittimità; la distorta applicazione del contratto degli operai agricoli-forestali presso il Pnab (ad una mia richiesta tecnica di un parere pro-veritate di un esperto, mi venne negata la possibilità a procedere)» Bartolmei dixit.