Lago d'Idro, rinviati i cantieri per la terza galleria
Ormai è diventata consuetudine consumare una domenica all’anno per ascoltare il rapporto sulla situazione del lago d’Idro e del fiume Chiese. È accaduto anche domenica 11 febbraio per la quarta edizione del rapporto, con un paio di centinaia di persone che hanno riempito l’aula magna del centro polivalente Perlasca di Idro per ascoltare un gruppo nutrito di relatori: Gianluca Bordiga (presidente degli Amici della Terra Lago d’Idro Valle Sabbia, organizzatore della manifestazione), Maurizio Siligardi (ecologo fluviale, già docente dell’università di Trento, chiamato a parlare del deflusso ecologico funzionale, ossia degli equilibri ambientali derivanti dall’escursione delle acque), Barbara Meggetto (presidente di Legambiente Lombardia, la quale ha preso a cuore la questione del lago che fa da confine fra Trentino e Lombardia), Alessandro Muraca (docente di ingegneria idraulica dell’università di Brescia) e Mariano Mazzacani, del Comitato Referendum Acqua Pubblica.
Incubo dei rivieraschi, che attraverso i comitati di difesa dell’ambiente hanno presentato ricorsi su ricorsi a mezza Europa che conta: la terza galleria. Ebbene, domenica hanno tirato un mezzo sospiro di sollievo.
La questione rimane sul tavolo, perché la Regione non è molto disponibile a rimangiarsi scelte già fatte, ma in attesa di nuove risposte.
Infatti, come ha annunciato Muraca (all’Università di Brescia da più di 15 anni si stanno raccogliendo tutti i dati possibili sul lago d’Idro), viene rinviata l’apertura dei cantieri per la realizzazione delle opere di svaso del lago (la famosa terza galleria), dopo i test sul modello in scala realizzato dal Politecnico di Milano. Progetti da rivedere.
«Con la realizzazione del modello è stato possibile verificare direttamente tutte le criticità riguardanti il comportamento idraulico della galleria di bypass; i tecnici - ha spiegato Muraca - sono giunti alla conclusione che alcuni punti vanno rivisti; per esempio, va ridotta la portata massima della galleria, dai 500 metri cubi al secondo previsti a 300 metri cubi».
Apertura dei cantieri rinviata, e di conseguenza rinviate anche le barricate? Non è né un’iperbole, né una forzatura. Il clima attorno alle opere di svaso è pesante, anche perché, com’è stato più volte ribadito domenica, «Sono opere pensate per consentire di tornare ad un’escursione di 3,25 metri, facendo finire la sperimentazione degli ultimi anni ed in particolare dell’anno scorso, quando si è potuto dimostrare, grazie all’oculata gestione di Aipo (l’Autorità del Po), che è sufficiente un prelievo di 1,30 metri per soddisfare tutte le esigenze». E su questo assioma (difeso in passato anche dalla Provincia di Trento tramite l’assessore Mauro Gilmozzi) da queste parti non sono disposti a discutere.
Niente certezze per il futuro, ma una lieve speranza, dopo anni di battaglie. Alla fine il coro «Altre Armonie» ha cantato ed incantato i presenti.