Il gallo in agritur canta alle 4 parte la diffida legale dell'altro agritur concorrente
«Da diverso tempo subiamo molestie sonore e disagi di vario genere da parte dell’azienda Fattoria didattica Antica Rendena. Il gallo di vostra proprietà, custodito in un recinto di fronte alla nostra proprietà, disturba di notte con insopportabili rumori da canto a partire dalle quattro di mattina il sonno degli ospiti della nostra struttura ricettiva, impedendone il riposo». Conseguenza: «Un grave danno all’immagine della struttura, con possibili ripercussioni anche di carattere economico per la diminuzione delle prenotazioni».
Conclusione: se il gallo non verrà rimosso, «svariati ospiti, pur mantenendo apprezzamento per la nostra struttura, ci hanno riferito che non faranno ritorno al nostro agriturismo».
Dormo o son desto? Manuel Cosi, titolare dell’agriturismo “La Trisa” di Giustino, presidente dell’Associazione degli agriturismi trentini e dell’Anare (Associazione degli allevatori di razza Rendena) è basito! «Son desto», commenta. Ci mostra la lettera con un filo di sgomento: è spedita via pec (posta certificata, più ufficiale non si può) nonostante la vicinanza. «Perché non parlarci?», chiede.
Il mittente è un limitrofo agritur di Giustino e non finisce qua: lamenta pure la «costante massiccia presenza di mosche, gravemente dannosa per la nostra attività».
Conclusione della missiva, spedita ad enti ed amministrazioni: intimazione di provvedimenti, con minaccia di rivolgersi a tutte le autorità possibili «per tutelare i nostri diritti».
Alza il viso Manuel Cosi e mette subito le mani avanti: «Non voglio che sia una bega fra poréti», esclama, «ma vorrei far capire che in un mondo in cui si deve collaborare queste lettere fanno davvero dispiacere. Siamo in zona agricola. I clienti che vengono a visitare un agriturismo sicuramente cercano animali. Chi mi critica non ha animali. Non siamo all’hotel Lefey o a Madonna di Campiglio, nel 5 stelle. In un momento come quello in cui viviamo la collaborazione dovrebbe essere forte, altrimenti imbocchiamo una strada sbagliata».
Folclore di montagna o peggio? Cosi è amareggiato. Racconta di averne parlato (estrapolando nomi e dati) con i suoi colleghi dell’Associazione. «Ho chiesto: cosa ne pensate?». Risposte? «Mi sono sentito dire: “Ma si renderanno conto che noi, con il canto del gallo, dovremmo allietare il risveglio delle persone?” In città senti il tram, il camion, il treno, mentre in questi luoghi l’operatore turistico dovrebbe insegnare a conoscere meglio la natura. Posso dire - si lascia andare – che episodi come questo danno il segno della drammaticità della situazione?».
E il povero gallo? «Enrichetto?» (nella foto), chiede Manuel: «Spostato. Ma scusate, porta beneficio alle galline che fanno le uova. Fra l’altro, a coloro che vengono nella fattoria didattica mostriamo le galline: mica puoi farle vedere in fotografia! E comunque, insisto, siamo in zona agricola, non in centro al paese!». Cerca di essere conciliante, l’agriturista. «Sa cosa mi ha mandato la vicepresidente dell’Associazione? Un articolo in cui in Alto Adige un albergatore (albergatore, non agriturista) mette in risalto il canto del gallo come forma di risveglio mattutino dei suoi ospiti».
Vero, a Reggio Emilia c’è una sentenza di abbattimento del gallo perché in centro al paese. In compenso il Tar di Trento ha sentenziato che il gallo, in zona agricola, non dà disturbo. Che facciamo? «Vuole che le dica? Penso alla questione dell’orso, diventata molto più importante delle persone che stanno morendo...».
Vorrebbe aprire un altro capitolo Manuel Cosi: quello della sopravvivenza dei contadini. Ma per ora è meglio fermarsi qua.