Nei boschi di Stenico l’orso "beffa" il cacciatore e si porta via il cervo abbattuto
La singolare avventura di Armando Diprè durante una battuta in località Sass Grand che porta a Malga Plaz. Sembra un cartone animato, ma invece è la realtà. Al cacciatore, dopo quanto accaduto, è stato comunque conteggiato questo abbattimento, nonostante il cervo non sia mai riuscito a vederlo da vicino
IL FATTO Un altro orso investito nelle Giudicarie
STENICO. Lo si può certamente definire un ospite inatteso, e senza dubbio non gradito, ad una battuta di caccia. Ma questa è anche una disavventura da raccontare, non una storia volutamente ingrandita dal cacciatore che, a valle, arricchisce di troppi dettagli la sua narrazione; è anche emblema di come i boschi trentini siano ormai diventati troppo "stretti" per la convivenza fra tutti gli esseri viventi che lo vivono.
Perché non si è mai sentito, o quantomeno non si è mai scritto, di un cacciatore che abbatte un cervo ma che non fa neanche in tempo ad andare sul punto di sparo che un grosso esemplare di orso si approfitta della situazione per farsi il bottino "a sbafo". Sembra un cartone animato, ma invece è la realtà.
A raccontare i fatti è Armando Diprè, da anni cacciatore nella riserva di Stenico (di cui è stato a lungo presidente): fatti, sostiene Diprè, che devono far riflettere. E si auspica anche far trovare una qualche soluzione. La scorsa settimana, durante una battuta di caccia al cervo, nella riserva di Stenico in località Sass Grand, lungo la strada che porta a malga Plaz, dalla sua postazione di caccia nel bosco, Diprè era riuscito ad individuare un bell'esemplare di cervo.
«Ogni anno, in quel posto - racconta Diprè - riesco a cacciare un cervo. Così è successo anche questa volta. Ho preso la mira, ho sparato, e come dovrebbe fare un bravo cacciatore ho aspettato alcune decine di minuti per andare alla ricerca del capo, avvisando mio figlio e mio nipote a questo scopo». Ma quando i due si sono incamminati per andare a vedere il cervo abbattuto, Diprè dall'alto del baito di caccia ha dovuto avvertirli via telefono in fretta e furia che a pochi metri da loro, che non si erano accorti di nulla, c'era un grosso orso, tutt'altro che intimorito dalla presenza umana. «Sarà forse passata mezzora dallo sparo - prosegue Diprè - che l'orso era già sulla carcassa. Forse invece che spaventarsi, ora gli orsi sono talmente confidenti che sanno che quando c'è uno sparo invece di scappare possono trovare cibo gratis».
Non c'è dubbio infatti che l'orso, in questo caso, si sia «accaparrato» il cervo per farsi un lauto spuntino: sul luogo in cui il cervo era rimasto colpito, c'era solo sangue. Dapprima delle macchie, e poi i segni inequivocabili di trascinamento della carcassa fino ad un salto di roccia, da dove l'orso ha gettato di sotto il cervo per farne buona guardia, alla presenza dei cacciatori che poi sono tornati sui loro passi con i fucili pronti, nel caso dovesse essere l'ultimo tentativo di difesa.
«Sono andato a denunciare quanto accaduto al guardiacaccia Gabriele Fedrigotti - continua Diprè - che il giorno dopo, accompagnato da un altro cacciatore armato, è andato sul posto per verificare. Ebbene, a ventiquattro ore di distanza, l'orso era ancora là, ritto sulle gambe, a pochi metri da loro a grugnire per difendere la sua carcassa. Si tratta di un orso stimato sui due quintali, e con un manto chiaro, diverso dagli altri che mi è capitato di vedere».
A Diprè, dopo quanto accaduto, è stato comunque conteggiato questo abbattimento, nonostante il cervo non sia mai riuscito a vederlo da vicino. «Ma non è questo il problema principale - sostiene il cacciatore - ma il fatto che ormai la gestione degli orsi sia completamente sfuggita di mano a chi invece doveva tenerla sotto controllo. Ci dicano come questa ipotetica convivenza fra uomo e orso dovrebbe realizzarsi, visto che se ne parla tanto ma soluzioni ancora non ne vedo».
Tanto da arrivare a dire che se l'orso dovesse di nuovo presentarsi minaccioso davanti a lui, il cacciatore non esiterebbe a prendere la mira con la carabina, e diventare «un cacciatore non più tanto bravo», senza cercare il guardiacaccia e poi perdere un cervo nel conteggio degli abbattimenti senza neanche poterlo avere fra le mani, perché «ora per me la stagione di caccia al cervo è finita», conclude Diprè.
Fra i danni peggiori causati dall'orso, a gennaio riportavamo degli attacchi dell'orso in Val di Sole a danno di numerosi apicoltori: un'ulteriore anomalia, in quanto l'esemplare in questione non era in letargo. Insomma, la strada della conivenza uomo-orso sembra ancora lontana,