Crimine / Il caso

Pieve di Bono, il ritorno dei ladri di galline: rubati trenta esemplari, un colpo da esperti con spegnimento delle videocamere

Il colpo nella notte fra venerdì e sabato a Creto, nell’allevamento di ovaiole «Le Pezole» di due giovani imprenditori. Che ora commentano amaramente: «Tanto lavoro andato in fumo»

di Marco Maestri

PIEVE DI BONO-PREZZO. A Creto, frazione centrale del Comune di Pieve di Bono-Prezzo, sono svanite nel nulla trenta galline. Si, avete letto bene e non si tratta di uno scherzo in stile "pesce d'aprile". È quanto successo nei giorni scorsi all'Azienda agricola "Le Pezòle" nata poco più di un anno grazie alla passione per la vita rurale di due giovani ragazzi del posto, Giorgio Franceschetti e Andrea Maestri, che hanno deciso di aprire un allevamento di galline ovaiole in località "Le Pezòle" (da qui il nome dell'azienda agricola), poco fuori l'abitato di Creto e lungo la strada che conduce alla centrale idroelettrica di Cimego.

Un luogo tanto caro a Giorgio Francheschetti: è stato per anni l'angolo di paradiso di nonno Vittorino, scomparso qualche anno fa. Prima l'acquisto di una decina di galline con la prospettiva di incrementare il numero di animali cammin facendo.

«Ad oggi - affermano i due ragazzi - o meglio, fino a venerdì scorso, avevamo circa 60 capi. Ci siamo creati un'affezionata clientela nella conca pievana e abbiamo davvero molte richieste di consegna di uova e questo ci rende felici, facendoci già pensare a futuri ampliamenti. Chiaro è che quando succedono queste cose ti passa la voglia di fare tutto».

Un fatto che lascia perplessi in un tempo in cui attività a stretto contatto con l'ambiente e le tradizioni che si tramandano di generazione in generazione sembrano lentamente scemare.

«I fatti - raccontano Franceschetti e Maestri - risalgono alla notte tra venerdì e sabato scorso. Sabato mattina, infatti, arrivati sul posto per compiere alcune lavorazioni e curare l'allevamento, abbiamo fatto l'amara scoperta. All'inizio abbiamo pensato fosse stato qualche animale ma, dopo aver perlustrato attentamente la zona limitrofa, non abbiamo trovato nessuna traccia e nessun residuo come solitamente avviene in caso di danno da altri predatori. Abbiamo quindi verificato - proseguono - alcune fototrappole, posizionate all’interno del recinto, trovato integro, per monitorare la situazione visto che l'allevamento, pur dotato delle necessarie protezioni, non è presidiato, ma le abbiamo trovate spente da qualche ora; questo ci fa pensare all'azione mirata di qualcuno».

Un evento beffardo che ha scoraggiato non poco i due giovani ragazzi che però non mollano. «Dopo esserci consigliati con familiari ed amici - proseguono - abbiamo deciso di sporgere denuncia verso ignoti con la speranza di far almeno riflettere chi ha compiuto il gesto. Non siamo dispiaciuti per il danno economico causato, comunque importante per una piccola realtà come la nostra, ma piuttosto delusi perché vediamo andare in fumo ore e ore di lavoro ed energia spese per un qualcosa realizzato con passione e che ci siamo presi a cuore, in una zona isolata e che non procura fastidi a nessuno. Sono fatti che non capitavano nemmeno in tempi in cui, anche nelle nostre zone, il bestiame rappresentava il valore e la fortuna di intere famiglie. Ma abbiamo già saputo digerire qualche boccone amaro e - concludono i due ragazzi - anche in questo caso, dopo un principale sconforto ripartiamo con ancora maggiore entusiasmo alla faccia di chi, senza che ne capiamo il motivo, ci vuole far desistere».

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