Malghe, tre anni fa le aste: oggi abbandoni e fughe dalla montagna
Chiudono otto strutture: quattro in Rendena e quattro nel Chiese. Polemiche sulel modalità degli appalti e sulla corsa fra concorrenti che si scatenò all'epoca, con il conseguente aumento dei prezzi
GIUDICARIE. Cosa sta succedendo intorno alle malghe giudicariesi? La domanda è intrigante. Tre anni fa si scatenò l'inferno attorno agli appalti, con una concorrenza che portò all'aumento dei prezzi di affitto.
Oggi c'è chi spegne la luce, chiude la porta e scende in fondovalle, insalutato ospite, oppure viene cacciato senza tanti complimenti. Le notizie di questi giorni parlano di quattro malghe abbandonate in Rendena e quattro nel Chiese. Comuni coinvolti: Giustino e Massimeno in Rendena, Pieve di Bono-Prezzo e Storo nel Chiese.
Di questi si ha notizia, ma la sensazione è che sia tutto il "sistema malghe" ad avere delle falle.
Partiamo da quelle di cui si ha notizia. A Giustino l'Azienda agricola Haflingher di Samuele Alimonta (di Spiazzo) aveva malga Bandalors (nella foto), che al momento dell'appalto aveva fatto rumore. Infatti, a fronte di una base d'asta di 7.000 euro, Manuel Cosi (della Fattoria Antica Rendena, che gestiva la malga da qualcosa come 38 anni), coerentemente con quanto aveva sempre proclamato, aggiunse un solo euro alla base d'asta. Più generoso (o motivato) era stato Alimonta, che aveva triplicato la base d'asta, promettendo 20.200 euro.
L'appalto aveva sollevato qualche polemica anche per la durata, stabilita dall'amministrazione del sindaco Joseph Masè in sei anni, nonostante si fosse ad appena un paio di settimane dalle elezioni. «Così per sei anni (salvo colpi di scena) Haflingher gestirà la malga di Giustino», scrivevamo allora. Ed ecco il colpo di scena. Prima del 31 ottobre dell'anno scorso, data ultima per esercitare il diritto di recesso, l'azienda ha riconsegnato le chiavi al Comune.
E così ha fatto anche Fabio Maffei di Pinzolo, il concessionario delle altre malghe: Nardis - Malga dei fiori (sempre di Giustino) e malga Plan (di Massimeno). Per le sue malghe Giustino ha rifatto la gara d'appalto, che andrà in scadenza nelle prossime settimane.
Per quanto riguarda Storo, ad essere stata abbandonata prima del tempo è malga Alpo, mentre la grande malga Vacìl è rimasta senza concessionario, dato che il Comune ha rescisso il contratto con l'azienda Carli del Lomaso: troppe carenze e affitti non pagati per parecchie decine di migliaia di euro.E Pieve di Bono-Prezzo? Due malghe della zona di Boniprati (Clevét e Cleabà) erano monticate dalla famiglia di Luciano Azzolini (per la cronaca ex veterinario dell'Azienda sanitaria), che ha deciso di rescindere il contratto, abbandonando il pascolo.
Motivo? L'agenzia preposta ai controlli avrebbe scoperto che il concessionario aveva denunciato più ettari di pascolo rispetto agli effettivi ed avrebbe agito di conseguenza, comminando un'ammenda piuttosto consistente. A questo punto Azzolini si è convinto ad abbandonare.
Le polemiche erano esplose in Rendena anche perché Alimonta e Maffei erano stati accusati dagli altri allevatori di prendere in affitto più malghe di quante ne avrebbero potute utilizzare, costringendo di fatto altri allevatori a cercare malghe lontane.
Fu il caso di Battista Polla (il patriarca della razza Rendena) che da Caderzone si è allontanato di almeno 40 chilometri, prendendo in affitto malga Stabolone, in cima alla valle di Daone. «Mi chiedono di tornare», diceva qualche giorno fa agli amici, «ma affittare una malga è una cosa seria, con contratti da rispettare; non sono giochi da bambini!».
E così che farà? Bocca sigillata.C'è chi la bocca la apre, ma (considerato il clima pesante) preferisce dire senza usare la voce. E dice che «chi non osserva i contratti non dovrebbe essere più invitato alle gare». E accade? «Purtroppo no».