Parco Adamello Brenta, nessuno ha capito il perché delle dimissioni di Ferrazza
Il presidente lancia messaggi, in ballo la questione dei rapporti con Trento, ma anche il «fronte noneso» che ha già impallinato le decisioni. Ad esempio sulla mobilità al lago di Tovel
PINZOLO. Scusi, signor sindaco, ci aiuta a risolvere un giallo? «Dica», risponde il nostro interlocutore, Michele Cereghini da Pinzolo, curioso di capire dove vogliamo andare a parare.
Chiediamo: perché si è dimesso Walter Ferrazza? «A me lo chiede? So che c'è questa lettera al Comitato di gestione. Non so altro. Aspetto che la buriana cali, poi lo sentirò». Fine.
Ecco. Nessuno sa perché il presidente del Parco naturale Adamello Brenta abbia deciso di brutto di rassegnare le dimissioni. La parola più gettonata fra gli amministratori locali e quelli del Parco è sconcerto. E non ne trovi tanti disponibili a cantare. I più sospirano e suggeriscono, ma... «me racomando, mi no to dit gnent! La situazion l'è delicata!».
Franco Tessadri, con la franchezza degli idealisti, non ha problemi: è uno dei pochi. Introduzione: «Siamo rimasti basiti». Continuazione: «Ripercorrendo la storia, diciamo che noi ambientalisti abbiamo votato contro l'elezione di Ferrazza, mentre la Sat si è astenuta. Poi però abbiamo accolto con favore alcune decisioni». E cita la nomina delle due Commissioni (ambiente e agricoltura, per dirla in soldoni) «nelle quali abbiamo lavorato bene. Ad infastidirci c'è qualcosa in sospeso».
Cosa? Tessadri risale al mese di settembre, quando arrivò sul Mandrone la carovana dei ghiacciai di Legambiente. «Organizzammo un incontro con gli amministratori locali per illustrare la Carta di Budoia, sui Parchi e gli ambienti naturali. Ferrazza partecipò, perciò fu avviato un percorso. Se adesso se ne va... Bisogna ripartire da capo».
Non tutto è oro. «In effetti avremmo voluto una sua autosospensione quando si è candidato alle provinciali - aggiunge Tessadri - discorso che valeva anche per la vicepresidente Monica Marinelli. Siccome la norma non lo prevedeva ci siamo passati sopra. A questo punto aspettiamo il Comitato di gestione».
Continuità, ma anche discontinuità della Giunta provinciale post elezioni. Non tutti colgono: il nuovo governo provinciale non ha i colori di quello vecchio? La domanda arroventa i retropensieri degli addetti ai lavori.
Solo retropensieri, visto che Ferrazza non ha anticipato a nessuno, amici e non, il "coup de théatre". E qui saltano fuori i temi caldi. Primo: la poca considerazione della Provincia rispetto al Parco ed al suo presidente.
Nell'agenda finiscono la questione (annosa) dei guardiaparco che Ferrazza vorrebbe gestire e che invece sono nelle mani della Provincia. E poi (questione scottante) gestione dei grandi carnivori. «Parco non ascoltato e anzi maltrattato, quando era il primo soggetto da tenere in considerazione», esclama un ventriloquo bene informato.
Secondo problema, tutto interno alla Giunta del Parco. «Malesseri di tipo territoriale», cerca di intorbidire le acque un nostro interlocutore. Tradotto, di grazia? Salta fuori la questione lago di Tovel e del Comune di Ville d'Anaunia, reo di aver silurato il piano di mobilità intorno al "lago rosso". Pare che il sindaco abbia informato la Giunta del Parco via mail. Marinelli, la vice di Ferrazza, che viene da quel Comune, sostenne di non saperne nulla, ma il presidente ci rimase molto male. C'è anche questo dispiacere sul tavolo?
Il giallo resta senza soluzione, almeno fino alla prossima seduta del Comitato di gestione.