Un premio Slow Food alla "schiacciata" di farina di Storo del panificio Binelli di Pinzolo
Orgoglio dei produttori. E polemica di Giovanelli di Agri 90 con Bonafini: «Non è che facciamo meno grano, è che i panificatori trentini non comprano»
PINZOLO. Il Panificio Binelli di Pinzolo ha ottenuto un riconoscimento dalla guida del Gambero Rosso per la produzione della schiacciata con la farina bianca del frumento di Storo. La notizia è tutta qua, ed è una bella notizia, accolta dal protagonista con un sorrisone di orgoglio. «Certo che siamo contenti - osserva Marco Binelli - perché quando si ottiene un riconoscimento per il lavoro e per l'impegno che si mette non si può che essere contenti. Insieme alla schiacciata facciamo anche i grissini con la farina bianca, e pure con la farina gialla di Storo».
Qui il compito del cronista potrebbe finire. Invece la notizia prosegue con un'altra faccia sorridente. Quella del presidente della Cooperativa Agri Novanta di Storo, Vigilio Giovanelli, anzitutto perché indirettamente il riconoscimento va anche alla sua farina. Ma poi c'è un motivo più (come definirlo?) obliquo, che ha il sapore dolce della rivincita. La notizia arriva dopo il polemicone con strascichi in Provincia sollevato da Emanuele Bonafini, presidente dei panificatori trentini, a proposito della riduzione della superficie coltivata a frumento praticata dalla Cooperativa.
Una prova, secondo Bonafini, del disinteresse di Agri Novanta verso la produzione dei "tesori" della terra trentina. Non lo avesse mai detto. Vigilio Giovanelli, che sa essere sanguigno quando attacchi la Cooperativa nella quale fa il presidente ma anche l'operaio, il promoter, il facchino e cento altre cose insieme, era andato giù di brutto, fulminando Bonafini, reo, a suo dire, di comperare briciole.
Su una cosa concordavano i duellanti: la diminuzione della produzione di farina bianca. Dove Bonafini e Giovanelli marcano le distanze è sull'origine della diminuzione: infatti il presidente della Cooperativa sostiene che la diminuzione della superficie coltivata si deve alle difficoltà di mercato. «Se i panificatori non comperano la farina, è inutile produrla», sbotta Giovanelli. Comunque sia, in questi giorni è terminata la raccolta del frumento: «Mille quintali - fanno sapere in Cooperativa - ne abbiamo portati a casa. La maggior parte della farina che produciamo, come accade abitualmente, verrà comperata dai consumatori, mentre una parte inferiore verrà acquistata dai panificatori, che (come dimostra il panificio Binelli) ne traggono beneficio».
Finita la stagione del frumento, nei trenta ettari lasciati liberi si semina ora il grano saraceno.