Storo / Femminicidi

Arriva Gino Cecchettin per parlare della sua Giulia, la ragazza modello uccisa dal fidanzato

“Dal giorno dei funerali della figlia  - scrivono gli organizzatori dell'incontro - Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese”

STORO. Perdere la figlia, e perderla nel modo tragico in cui l'ha persa Gino Cecchettin. È banale affermare che c'è attesa a Storo, e non solo a Storo, per l'incontro che lunedì prossimo 28 ottobre (appuntamento all'auditorium Hermann Zontini, alle 20.30) vedrà sul palco (coordinati da Giusi Tonini) Gino Cecchettin e Marco Franzoso, autori a quattro mani del volume "Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia".

Ad organizzare è il sistema bibliotecario della valle del Chiese che, con l'avvicinarsi del 25 novembre, data scelta come giornata dedicata alla lotta contro la violenza di genere, offre una serata di particolare significato. Serve ricordare ciò che è accaduto a Giulia Cecchettin, la "ragazza modello", studentessa universitaria vicina alla laurea, accoltellata dal fidanzato troppo possessivo?

Ecco, la parola troppo ha inzuppato tutta quella vicenda. Dopo l'omicidio (indubbiamente femminicidio) si è detto, scritto, raccontato, commentato, pianto, filmato, perfino spettegolato... troppo. D'altronde al circo mediatico-politico i giocolieri e i trapezisti delle parole sono sempre pronti a spiccare voli, purché ci sia un pubblico plaudente.

Nel marasma, l'unico a mantenere un tono pacato, riflessivo, verrebbe da dire addirittura troppo pure per lui, è stato Gino Cecchettin, che non si è stracciato le vesti, non ha urlato alla sventura, alle ingiustizie umane e divine. E ne avrebbe avuto ben donde. Così si è preso pure lui le rampogne degli scaldati.

Pacato, riflessivo, è intervenuto con la lucidità di chi vuole affrontare i problemi. Ha intrapreso un percorso di sensibilizzazione per fare in modo che quanto successo alla figlia Giulia non si ripeta su altre donne, giovani e meno giovani. Che poi ha continuato a ripetersi come se nulla fosse accaduto.

Lo ha fatto con le parole, ma è andato oltre. Ha creato la Fondazione Giulia, per ricordare la figlia, ma soprattutto per portare alla luce le situazioni di violenza e sensibilizzare l'opinione pubblica a fornire sostegno a coloro che ne sono vittime.

«Dal giorno dei funerali della figlia Giulia - scrivono gli organizzatori dell'incontro - Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, gli autori si interrogano sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società».

«Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia. Scrive a lei per parlare al mondo: «A quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio», osservano in biblioteca.

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