Maso Franch perde il suo chef stellato

Dopo quattro anni Diego Rigotti lascia. Gourmet e pizza, convivenza difficile

di Giuseppe Casagrande

Il 2016 si sta configurando come un «annus horribilis» per la ristorazione trentina. Dopo la chiusura di Maso Cantanghel (Civezzano), la morte di Fabio «Barba» Decarli, patron dell'«Orso Grigio» di Trento, uno degli ultimi ambasciatori della cucina tipica trentina, è di questa settimana la notizia (peraltro era nell'aria già da qualche stetimana) che Diego Rigotti, l'«enfant prodige» dell'haute cuisine trentina ( in foto ), dopo aver conquistato per tre anni consecutivi la mitica stella Michelin, lascia - sia pure a malincuore - il ristorante gourmet di Maso Franch all'imbocco della Valle di Cembra. 

Era arrivato nel 2012, conquistando dopo pochi mesi la prima stella Michelin e diventando così il più giovane chef stellato d'Italia. Riconoscimento che con la sua cucina creativa proiettata al futuro, ma allo stesso tempo capace di valorizzare i sapori autentici della tradizione e del terrritorio, è riuscito a confermare anche nei due anni successivi.

Rigotti saluta Maso Franch a malincuore - dicevamo - e con qualche rammarico (stando almeno alle indiscrezioni) essendo venuti a mancare soprattutto negli ultimi tempi i presupposti per mantenere il livello qualitativo degno di un ristorante stellato. Presupposti legati al personale e alle novità introdotte in cucina. In particolare sulla decisione di Rigotti di lasciare Maso Franch devono aver influito le nuove proposte gastronomiche - sia pure gourmet - legate al mondo della pizza. E in effetti la convivenza tra i due mondi (pizzeria e ristorante stellato) è spesso problematica.

«Ringrazio di cuore Maso Franch e la Valle di Cembra. Sono stati quattro anni bellissimi, intensi e gratificanti. Ora cerco nuovi stimoli per crescere ancora. A Maso Franch sono cresciuto molto sia a livello professionale che umano», ci ha dichiarato il giovane chef trentino. «Un grazie speciale rivolgo a mia moglie Sally e ai miei figli Alexander, Gaia e Nicole, per essermi stati sempre vicini. Grazie di cuore anche a Carlo Samuelli che mi ha dato la possibilità, nonostante la mia giovane età, di esprimermi liberamente, dando concretezza alla mia idea di cucina. Grazie anche a tutti i miei colleghi che mi hanno sempre sostenuto e soprattutto alla clientela di Maso Franch che ha apprezzato le nostre proposte. Porterò Maso Franch sempre nel cuore perché ha rappresentato la realizzazione di un sogno, ovvero la prima stella Michelin della mia carriera. Confermarla per tre anni consecutivi è stata una soddisfazione immensa».

Dopo quattro, intensi anni di lavoro - ha aggiunto - sento il bisogno di cercare nuovi stimoli per poter crescere ancora. Desidero sperimentare nuove formule e nuove idee e per questi motivi ho deciso di prendermi un periodo di riposo per me stesso e per la mia famiglia. Viaggerò per cercare nuovi prodotti e per conoscere nuove culture gastronomiche così da poter dare, quando tornerò in campo, un tocco in più alla mia cucina, sempre tesa all'innovazione».

Proprio innovazione e tradizione sono, infatti, le parole che hanno sempre contraddistinto la cucina di chef Diego Rigotti. La sua creatività, abbinata a una tecnica sopraffina, gli hanno permesso di interpretare in maniera originale la cucina tradizionale trentina, utilizzando e valorizzando le preziose materie prime della sua terra d'origine. Basti pensare a due dei piatti che lo hanno reso celebre in tutta Italia: il «Sottobosco», una deliziosa mousse di pistacchio, con funghi di meringa al caffè liofilizzato, muschio al tè verde, frutti di bosco e gelato al ginepro selvatico, e lo «Strudel» che Diego ha reinterpretato servendolo in un vaso di terracotta che contiene una mousse di cioccolato bianco e cannella, mele candite, terra di cioccolato, germoglio di pisello e ghiaccio secco. 

Ho avuto il piacere di assaggiarlo durante le recenti festività natalizie: una autentica bontà per le papille gustative e una goduria per gli occhi grazie all'effetto coreografico del ghiaccio secco che ricorda la brina. Quella brina che al mattino ammanta di un alone suggestivo i prati e i boschi del Trentino.

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