L'Oratorio di Lavis chiede aiuto al Comune "Occorre fare qualcosa per gli adolescenti"
Far funzionare un Comune non è cosa facile. Ci sono gli adempimenti di legge da rispettare, i programmi di opere da portare avanti con finanziamenti sempre più difficili da reperire e l’attenzione da prestare agli equilibri politici. Su questi tre capisaldi è possibile «costruire» paesi godibili dal punto di vista urbanistico e con servizi tutto sommato efficienti. Ma non basta.
Se un amministratore pubblico non si cura anche dello stato di salute del tessuto sociale della sua comunità, ne mette a repentaglio la tenuta, al di là del bel «contenitore» che aveva pur faticosamente realizzato. La squadra di governo che fa capo al sindaco di Lavis Andrea Brugnara - non a caso «figlio» di una comunità che lo ha visto crescere passando da Oratorio, associazionismo sportivo e Vigili del fuoco volontari -, ha colto segnali di sofferenza provenienti soprattutto dalle fasce giovanili del paese e, come annunciato l’altro giorno in consiglio comunale, intende intervenire, «perché sarebbe un peccato imperdonabile spendere tutte le energie per creare un paese più bello, lasciando allo sbaraglio chi quel paese dovrà viverlo e in futuro amministrarlo».
A far suonare il campanello d’allarme sono stati i padri Canossiani che dagli anni ‘70 a Lavis gestiscono l’Oratorio. I padri sono tre e le energie necessarie per tener testa agli adolescenti dei nostri giorni - pur con il sostegno di alcune volonterose mamme - non sono più sufficienti, anche perché padre Stefano, il più giovane della Comunità, ormai deve supplire praticamente in pianta stabile all’assenza del parroco in val di Cembra.
«L’Oratorio è rimasto l’unico punto di aggregazione per i ragazzi dai 12 ai 16 anni, indifferentemente (e questo è un bene) cattolici e musulmani - spiega il sindaco -. Da solo però non può più reggere. E non sarebbe nemmeno giusto lo facesse».
Brugnara e la maggioranza che lo sostiene, hanno ben chiaro che fare spallucce di fronte al problema porta dritto a bullismo, vandalismi e ad altre più gravi devianze con ricadute serie su tutta la comunità. Non ultima la mancanza di turn over nelle tante associazioni del paese che in qualche caso già comincia purtroppo a metterne a rischio la sopravvivenza. Il problema è serio e per questo l’Amministrazione ha deciso di aprire un tavolo di confronto con gli attori che possono avere ruoli educativi importanti. «So che il tema verrà affrontato dal Consiglio pastorale della parrocchia, mentre personalmente è stata mia cura coinvolgere il mondo musulmano, trovando disponibilità a collaborare da parte dell’associazione di cultura islamica Indimaj che opera in paese. Scuola, associazionismo sportivo e di volontariato che peraltro già fanno tantissimo sul piano educativo, potranno poi aiutare a focalizzare i problemi per cercare di mettere in campo dei correttivi».
Due sono le «patologie relazionali» degli adolescenti di oggi: per alcuni un’esuberanza degna di migliori fini e per altri la difficoltà di creare relazioni vere, al di là di quelle legate all’uso dello smatphone e dei social network. «Le famiglie di oggi, con entrambi i genitori che spesso lavorano e dunque hanno poco tempo da dedicare ai figli, non aiutano a risolverle - chiosa il sindaco -. L’impegno per supplire in parte a questa mancanza è gravoso. Vanno creati luoghi di aggregazione nuovi e soprattutto trovate figure aggreganti positive che abbiano presa sui nostri giovani. Ripeto, non sarà facile e non è detto che debbano farsene carico come avvenuto finora, solo dei volontari. Il problema è reale e per affrontarlo prima che degeneri, il Comune ci metterà volontà e risorse, chiedendo però il contributo di tutti, perché ne va del futuro che ciascuno di noi intende dare al nostro paese».