La spremitura del Vino Santo ognuno nella propria cantina, salta il Rito causa Covid 19
Ai tempi dell’emergenza COVID-19, anche un rito storico come quello della spremitura delle uve Nosiola per il Vino Santo Trentino non può essere svolto. Ma i Vignaioli del Vino Santo non hanno desistito: non uno, ma tanti piccoli Riti nelle diverse aziende, da condividere a distanza con tutti gli amanti di questo vino unico al mondo Il Vino Santo Trentino - ci informa una nota stampa - « è un vino speciale: non un bene effimero, ma un elemento fondante della storia della Valle dei Laghi e della memoria delle sue comunità. Un assaggio di Vino Santo è come un viaggio nel tempo, che riporta alla luce ricordi e memorie dell’immaginario individuale e collettivo».
Il Rito della Spremitura «è il momento simbolicamente più importante di questa storia secolare: tradizionalmente svolto in occasione della Settimana Santa, segna il passaggio dalla fase di appassimento dei migliori grappoli di Nosiola raccolti in Valle dei Laghi, alla lunghissima fase di fermentazione e maturazione di questo vino dolce raro e prezioso».
Quest’anno, a causa delle norme di distanziamento sociale imposte dall’emergenza COVID-19, il Rito della Spremitura non si è potuto svolgere nella sua forma pubblica. Ma i Vignaioli del Vino Santo non hanno desistito, e hanno organizzato diversi piccoli Riti, svolti in forma privata all’interno delle singole aziende, o – lì dove possibile, come a Santa Massenza – al confine tra le stesse.
Così Giuseppe Pedrotti (az. agr. Gino Pedrotti), Marco, Stefano e Arrigo Pisoni (az. agr. Pisoni), Graziano e Gianpaolo Poli (az. agr. Giovanni Poli), Enzo Poli (az. agr. Maxentia) e Alessandro Poli (az. agr. Francesco Poli) hanno potuto condividere anche quest’anno un Rito che li tiene uniti, pur distanti, nella volontà di portare avanti la tradizione del Vino Santo, di generazione in generazione, come ormai da più di cinquecento anni.