Il maestro Luca Pojer, il "Geppetto" di un esercito di Krampus: la sua storia
«Uso corna vere o in resina, a seconda della richiesta del cliente. Per fare le barbe uso pelo vero, code di cavallo e di yak e pelo di capra» rivela, parlando di un'arte che aveva capito potesse essere il proprio mestiere, già sui banchi dell'istituto d'arte di Trento
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ROVERÉ DELLA LUNA. Luca Pojer ormai è abituato. Ma chi entra per la prima volta nel suo laboratorio a Roveré della Luna, viene subito colpito dal profumo del legno di cirmolo appena scolpito. Un profumo che è un po' il biglietto da visita del giovane scultore, classe 1993 residente a Salorno e specializzato nelle maschere da Krampus.
"Pezzi unici", come si evince nella sua descrizione di un lavoro che lo impegna tutto l'anno e per cui investe molte ore, nella ricerca dell'originalità di ogni opera. «Diversamente dagli scultori austriaci che ne producono tante, io punto molto sullo studio artistico per rendere la maschera unica e il più realistica possibile. Soprattutto leggera alla vista, puntando sul colore, sugli occhi e applicando diversi materiali naturali» spiega, definendole maschere polimateriche.
«Uso corna vere o in resina, a seconda della richiesta del cliente. Per fare le barbe uso pelo vero, code di cavallo e di yak e pelo di capra» rivela, parlando di un'arte che aveva capito potesse essere il proprio mestiere, già sui banchi dell'istituto d'arte di Trento.
Come è nata la passione per le maschere da Krampus?
«Il tema per superare l'esame di maestro d'arte chiedeva di modellare in argilla una maschera, sul modello di quelle sopra i portoni di molti palazzi nei centri storici cittadini - racconta -. Io però avevo deciso di prendere una maschera del mio territorio. In un mercato ne ho trovata una, l'ho fotografata ed ho provato a modellarla. Mi è piaciuto talmente tanto che ho iniziato ad informarmi per poi scolpirle da solo, in cantina».
Lei ha frequentato le accademie d'arte di Verona e di Carrara, ma è quasi un autodidatta del cirmolo, materiale da sempre prediletto perché ben lavorabile e sempre a portata di mano.
«Faccio anche qualcosa in marmo, però è un materiale complesso e pesante. Invece il legno è quasi da stube, sta in qualsiasi posto, mi trovo bene e costa meno. Poi dipende cosa si vuole fare» afferma, attingendo dalla propria decennale esperienza.
Quali sono la maschera e la scultura più particolari che ha realizzato?
«Per la scultura un controsoffitto per un'abitazione privata. Avevo raffigurato la maturazione della mela. Di maschere, quella per il nuovo dentista di Salorno. L'anno scorso mi ha chiesto una maschera con gli occhiali, perché lui porta gli occhiali, da appendere nello studio. È incontaminata, ovviamente, fatta cioè solo con legno, cuoio e resine».
Prospettive future?
«Mantenere il lavoro delle maschere, però riuscire ad avere un po' più di spazio anche per le mie sculture. Aprire un filone in cui posso avere anche richieste di lavoro con le opere d'arte, che a me piacciono molto e dove potrei sfogare la mia creatività a tutto tondo, che ora butto nelle maschere».