Morto a 48 anni in un incidente stradale, il grande dolore della madre di Henry Schlagenauf: “Era tutto per me”
Senza parole la comunità di Mezzocorona, sotto shock per quanto accaduto. «Era una bravissima persona - spiega l’amico Diego Freiner - era sempre pronto a darti una mano, in qualsiasi occasione. Era solare e di compagnia, nonostante la riservatezza che lo ha sempre caratterizzato. Ma per una birra o una pizza insieme c'era sempre»
LA TRAGEDIA Moto contro un pullman, la vittima è un trentino
TRENTO. «Lui era tutto per me. Non so come farò ora senza di lui». È profondo il dolore e il senso di solitudine che attanaglia Janette Redolfi, mamma del Henry Schlagenauf, morto a 48 anni - compiuti da pochi giorni - in sella alla sua moto in un incidente in Alto Adige. Attorno alla donna ultraottantenne, nata da genitori solandri a Milwaukee, nel Wisconsin negli Stati Uniti dove è vissuta fino ai vent'anni, fin da venerdì si sono stretti i più cari amici del figlio Henry.
Nome che la stessa mamma aveva voluto dargli per ricordare le sue radici americane prima di tornare in terra trentina, dove aveva conosciuto Giorgio Schlagenauf, fondatore della Sovecar all'inizio degli anni Ottanta, con il quale si era sposata e aveva messo su famiglia rimanendo nella Piana Rotaliana.
Un nucleo famigliare molto unito a cui proprio Henry aveva deciso di dedicare gli ultimi anni ad accudire il padre fino al giorno della sua morte avvenuta nel 2020, nel pieno della pandemia, a seguito di una malattia che aveva portato ad aggravare le sue condizioni dal 2016. Il lutto aveva lasciato un profondo vuoto, tanto che il figlio da quell'anno si era stretto ancora di più vicino alla mamma per accudirla e aiutarla nella gestione della casa. La notizia della morte dell'amato Henry è stato un fulmine a ciel sereno per tutti quelli che lo avevano conosciuto.
Nell'abitazione di Mezzocorona, a pochi passi dal cuore del paese, il via vai è continuo nelle ore afose dei giorni dopo Ferragosto. Vicini a Janette, ad accoglierla in un caldo abbraccio, i vicini di casa e un gruppetto di 5 storici amici di Henry, che ormai con lui avevano un rapporto quasi fraterno: uniti, insieme, per cercare delle risposte a questo incubo.
A ricordarlo con grande affetto i suoi amici di una vita, con i quali aveva vissuto i momenti più belli e spensierati. «Era una bravissima persona - ha detto commosso Diego Freiner - era sempre pronto a darti una mano, in qualsiasi occasione. Era solare e di compagnia, nonostante la riservatezza che lo ha sempre caratterizzato. Ma per una birra o una pizza insieme c'era sempre».
Accanto a qualche viaggio, alcuni pure in America con la mamma, da circa 15 anni il 48enne, specializzato in informatica, aveva coltivato la passione per i motori, in particolare per le moto: con la sua due ruote aveva raggiunto diverse città europee. All'indomani dell'incidente due amici sono andati a recuperare gli ultimi oggetti appartenenti a Henry, in Val Venosta.
Lì dove la vittima fra le curve che dividono Corces e Silandro ha trovato la morte, scontrandosi frontalmente contro un pullman con targa olandese. «Non era una persona spericolata anzi, la sua moto rare volte raggiungeva i 100 km all'ora. Era molto prudente, un motociclista che prestava sempre molta attenzione in strada».
Eppure venerdì pomeriggio qualcosa è andato storto, come ha testimoniato il suo compagno di viaggio Giovanni Paladini che si trovava con lui mentre rientravano dopo una gita al passo dello Stelvio. Stava viaggiando una cinquantina di metri avanti a lui quando ad un tratto si è accorto che Henry non lo stava più seguendo. Tempo di girarsi e subito ha temuto il peggio. Dietro di lui una lunghissima coda di veicoli e il caos.
Tornando indietro la situazione è apparsa sempre più chiara: il 48enne aveva perso il controllo del mezzo e purtroppo era morto sul colpo. Troppo doloroso rievocare quel terribile momento che inevitabilmente lo segnerà per tutta la vita. Per Giovanni è difficile riuscire a parlare: «È partito con me ma non siamo tornati insieme. Non auguro a nessuno di vivere una cosa simile. Eravamo amici stretti da una decina di anni, ero ormai di casa. Era più che un fratello per me».
Inutile il rapido intervento dei soccorritori della Croce Bianca con il medico d'urgenza e dell'elicottero Pelikan 2 allertato dalla centrale operativa che giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Troppo gravi le lesioni riportate in diverse parti del corpo. La salma è stato portata nella cappella dell'ospedale civile di Silandro. Senza parole l'intera comunità di Mezzocorona, sotto shock per quanto accaduto.