«Resilience»: il cembrano d’adozione Massimo Gabbani racconta la forza delle donne in Kenya
Il documentarista vuole creare una rete di supporto legale, psicologico ed economico per mamme e bambini. Nella contea di Meru povertà estrema e violenza: “La sopravvivenza quotidiana è un atto di coraggio e resistenza”
CEMBRA. Romano d'origine, cembrano d'adozione. E con un amore sconfinato per l'Africa. Massimo Gabbani, 51 anni, è rientrato da poco dal Kenya, dove ha realizzato le riprese per il suo ultimo documentario: "Resilience". È questo il titolo del filmato che racconta la situazione vissuta dalle donne a Mitunguu e nello Slum di Gakaromone: un vero e proprio grido di aiuto che si alza dalla Contea di Meru.
Il lavoro di Gabbani punta a far conoscere la storia di queste donne e dei loro figli, con l'obiettivo di avviare un progetto di sostegno concreto. Un lavoro dedicato alla memoria di Giuseppina "Giusy" Dattena, volontaria scomparsa quasi un anno e mezzo fa a Mitunguu, dove è stata sepolta.
Massimo Gabbani, come nasce questo documentario?
«L'idea è nata due anni fa, mentre ero a Shalom Home, orfanotrofio gestito da padre Francis Gaciata, il quale mi parlò di questa problematica e proprio in quei giorni salvò due ragazze che stavano per togliere la vita ai figli per poi suicidarsi. Questo documentario vuole portare a conoscenza di questa problematica e smuovere le coscienze per cercare di supportare le associazioni e chi cerca di dare a queste donne una seconda opportunità. Alcune di loro lavorano nelle miniere e con quello che guadagnano riescono, forse, giusto a mangiare. I loro bambini non possono andare a scuola, né accedere alle cure sanitarie. È un problema esteso e serve un aiuto concreto».
Qual è dunque l'obiettivo del suo documentario, che sarà presentato prossimamente?
«L'iniziativa mira a creare una rete di supporto legale, psicologico ed economico per le donne e i bambini di Mitunguu e Gakaromone. La visione è quella di fornire opportunità di formazione e lavoro, insieme a spazi sicuri dove le vittime possano ricostruire le loro vite. Qui si trovano ad affrontare condizioni che rimangono spesso invisibili agli occhi del mondo: povertà estrema, violenza di genere e assenza di opportunità plasmano una realtà dove la sopravvivenza quotidiana è un atto di coraggio e resistenza».
I numeri, in questo senso, parlano chiaro.
«Secondo i dati delle autorità locali, almeno 220 donne vivono situazioni di estrema vulnerabilità a Mitunguu. E a Gakaromone la situazione è ancora più disperata. Questo slum, fatto di piccole abitazioni di mattoni e lamiera, prive di elettricità e servizi igienici, è teatro di storie quotidiane di abusi e dolore. Prostituzione forzata, violenze sessuali, abuso di droghe e alcol rappresentano solo alcuni dei mali che colpiscono le famiglie. La disperazione spinge molte donne verso scelte devastanti, come abbandonare i propri figli o, nei casi peggiori, compiere atti estremi che coinvolgono anche i bambini. Le statistiche, tutte più alte rispetto alla media nazionale, rivelano una realtà che non si limita solo a Mitunguu e Gakaromone, ma è un problema strutturale nella Contea di Meru: il 24% delle bambine viene costretto al matrimonio precoce, il 16% delle donne ha subito violenze sessuali, il 19% è stato sottoposto a mutilazioni genitali femminili, il 36% è vittima di abusi fisici».
In mezzo al buio, però, vi è una luce di speranza.
«Una figura centrale in questa lotta è padre Francis, un prete locale che lavora instancabilmente per alleviare la sofferenza della sua comunità. Con l'aiuto dell'orfanotrofio Shalom Home, sostenuto dall'associazione MelaMango nata in Val di Non, offre rifugio temporaneo e percorsi di rinascita a donne e bambini in difficoltà. La sua opera rappresenta un simbolo di resilienza e speranza, dimostrando che, anche nelle condizioni più difficili, è possibile fare la differenza».
È proprio a Shalom Home che sta nascendo una risposta concreta. Ci può dire qualcosa di più?
«Si tratta di un progetto di empowerment femminile, sviluppato in collaborazione con padre Francis Gaciata, la diocesi di Meru guidata dal vescovo Salesius Mugambi e le suore Servants of the Holy Innocents rappresentate da superior Veronica Nkirote. È una vera rivoluzione silenziosa. Alla sua realizzazione hanno contribuito anche Mario Garavelli, responsabile dello Sportello sicurezza di Confcommercio Trento, l'avvocata Donatella Bussolati, da anni impegnata nella difesa dei più vulnerabili, il Rotary Club di Nkubu e l'associazione locale Cipad (Citizens for Peace and Development), presieduta da Vincent Mutwiri. Anche Francesca Paternoster dell'azienda Mieli Thun sta collaborando con noi.Il mio lavoro rientra in questo progetto: "Resilience" non è solo un documentario, è un appello alla consapevolezza e all'azione. Racconta la forza delle donne di Gakoromone, che si aggrappano alla speranza nonostante l'oscurità che le circonda. È un invito a riflettere su quanto la resilienza non significhi solo sopravvivere, ma anche trovare la forza di ricostruire, reinventarsi e creare nuove opportunità».