Ambientalisti e Sat in campo per lo Stelvio
Lo schema di norma di attuazione sul Parco dello Stelvio (nella foto di N. Bormolini) approvato dalla Commissione dei 12 include sì alcune richieste avanzate dalle associazioni protezionistiche e della Sat, ma a giudizio di Cipra, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pan-Eppaa, Wwf e Sat, va migliorato.
Lo schema di norma di attuazione sul Parco dello Stelvio approvato dalla Commissione dei 12 include sì alcune richieste avanzate dalle associazioni protezionistiche e della Sat, ma a giudizio di Cipra, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pan-Eppaa, Wwf e Sat, va migliorato.
È ciò che auspicano i rappresentanti delle sei associazioni e della Sat dopo che il 7 maggio, a Roma, avevano illustrato in Commissione 11 proposte di modifica del testo. La norma, così com’è stata approvata in Commissione, contiene riferimenti alla normativa europea in materia di aree protette, la previsione del Piano e del Regolamento del Parco, un rappresentante delle associazioni di protezione ambientale nel Comitato di coordinamento e «appropriate forme di consultazione delle comunità locali».
Nell’impianto complessivo, però, secondo le associazioni e la Sat, «non garantisce la configurazione unitaria e la classificazione di area protetta nazionale». «Così come concepita e scritta» - argomentano i rappresentanti delle sei associazioni e della Sat in un comunicato stampa - «la norma non avvia un serio e auspicabile progetto di riforma dell’attuale assetto istituzionale, giuridico, organizzativo e funzionale del Parco».
Quello che non condividono è la nascita di «due parchi naturali provinciali e un parco regionale, con autonome strutture di gestione, separati Piani e regolamenti, normative distinte e con un Comitato di coordinamento dalla natura ibrida e politica, privo di competenze qualificate (tecnico-scientifiche) e di conseguenza incapace di svolgere con autorevolezza e forza i compiti di “coordinamento e di indirizzo”».
Inoltre, «la previsione di un Piano parco e del relativo regolamento approvati dalle Province, per la parte di rispettiva competenza territoriale appare inaccettabile e non coerente - osservano - con l’indirizzo comunitario promosso dalla Convenzione delle Alpi e in contraddizione con un’altra affermazione contenuta nello stesso comma - scrivono ancora - dove si parla di armonia (...) con la disciplina dell’Unione europea relativa alla Rete ecologica Natura 2000». Ritengono siano dei limiti «la mancanza di una direzione scientifica unitaria e autorevole (richiesta anche dalla Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai della Provincia) e di un presidente/legale rappresentante del Parco».
Appare loro «sconfortante l’assenza di riferimenti alla costruzione di una “rete di riserve” di valenza internazionale con le aree protette confinanti, passaggio questo che contrasta con le linee politiche assunte in questi ultimi anni dall’Unione Europea che invitano all’istituzione di corridoi ecologici anche di profilo transnazionale», così come «la conferma della deresponsabilizzazione, anche finanziaria, della Regione Lombardia nella futura gestione dell’area protetta, compito assunto in modo totale dalle due Province autonome».
Riferendosi alle politiche europee in materia di salvaguardia degli habitat, il presidente della Sat <+nero>Claudio Bassetti<+testo> sottolinea che «la norma deve avere anche una visione complessiva degli aspetti generali, non solo amministrativi, si deve aprire ad altre realtà».
Il presidente della sezione trentina di Italia Nostra, Beppo Toffolon, ricorda l’importanza delle competenze tecniche, e quindi di un organo sovraprovinciale che sia di carattere tecnico-scientifico e che sia prevalente rispetto alle scelte politiche, oltre alla partecipazione dei cittadini.
L’augurio conclusivo di Salvatore Ferrari, consigliere di «Italia Nostra» nella sezione trentina, è che la norma possa essere migliorata, anche con l’aiuto delle associazioni stesse a livello nazionale.
È ciò che auspicano i rappresentanti delle sei associazioni e della Sat dopo che il 7 maggio, a Roma, avevano illustrato in Commissione 11 proposte di modifica del testo. La norma, così com’è stata approvata in Commissione, contiene riferimenti alla normativa europea in materia di aree protette, la previsione del Piano e del Regolamento del Parco, un rappresentante delle associazioni di protezione ambientale nel Comitato di coordinamento e «appropriate forme di consultazione delle comunità locali».
Nell’impianto complessivo, però, secondo le associazioni e la Sat, «non garantisce la configurazione unitaria e la classificazione di area protetta nazionale».
«Così come concepita e scritta» - argomentano i rappresentanti delle sei associazioni e della Sat in un comunicato stampa - «la norma non avvia un serio e auspicabile progetto di riforma dell’attuale assetto istituzionale, giuridico, organizzativo e funzionale del Parco». Quello che non condividono è la nascita di «due parchi naturali provinciali e un parco regionale, con autonome strutture di gestione, separati Piani e regolamenti, normative distinte e con un Comitato di coordinamento dalla natura ibrida e politica, privo di competenze qualificate (tecnico-scientifiche) e di conseguenza incapace di svolgere con autorevolezza e forza i compiti di “coordinamento e di indirizzo”». Inoltre, «la previsione di un Piano parco e del relativo regolamento approvati dalle Province, per la parte di rispettiva competenza territoriale appare inaccettabile e non coerente - osservano - con l’indirizzo comunitario promosso dalla Convenzione delle Alpi e in contraddizione con un’altra affermazione contenuta nello stesso comma - scrivono ancora - dove si parla di armonia (...) con la disciplina dell’Unione europea relativa alla Rete ecologica Natura 2000». Ritengono siano dei limiti «la mancanza di una direzione scientifica unitaria e autorevole (richiesta anche dalla Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai della Provincia) e di un presidente/legale rappresentante del Parco».
Appare loro «sconfortante l’assenza di riferimenti alla costruzione di una “rete di riserve” di valenza internazionale con le aree protette confinanti, passaggio questo che contrasta con le linee politiche assunte in questi ultimi anni dall’Unione Europea che invitano all’istituzione di corridoi ecologici anche di profilo transnazionale», così come «la conferma della deresponsabilizzazione, anche finanziaria, della Regione Lombardia nella futura gestione dell’area protetta, compito assunto in modo totale dalle due Province autonome».
Riferendosi alle politiche europee in materia di salvaguardia degli habitat, il presidente della Sat <+nero>Claudio Bassetti<+testo> sottolinea che «la norma deve avere anche una visione complessiva degli aspetti generali, non solo amministrativi, si deve aprire ad altre realtà».
Il presidente della sezione trentina di Italia Nostra, <+nero>Beppo Toffolon<+testo>, ricorda l’importanza delle competenze tecniche, e quindi di un organo sovraprovinciale che sia di carattere tecnico-scientifico e che sia prevalente rispetto alle scelte politiche, oltre alla partecipazione dei cittadini.
L’augurio conclusivo di <+nero>Salvatore Ferrari<+testo>, consigliere di «Italia Nostra» nella sezione trentina, è che la norma possa essere migliorata, anche con l’aiuto delle associazioni stesse a livello nazionale. <+firma_coda>F. T.<+testo>