Storia: Punta Linke, una trincea nei ghiacci
«Entrate in quel tunnel e respirerete l'odore della guerra..» ha detto con semplicità ed efficacia Franco Nicolis responsabile dell'Ufficio beni archeologici della Provincia e coordinatore del progetto di recupero del museo di Punta Linke: frase consegnata al pubblico d'un gremito teatro di Pejo, venerdì sera, ripetuta nella mattinata di sabato ai 3.629 metri sulla cima del Vioz durante una toccante cerimonia di inaugurazione di questo incredibile sito
«Entrate in quel tunnel e respirerete l'odore della guerra..» ha detto con semplicità ed efficacia Franco Nicolis responsabile dell'Ufficio beni archeologici della Provincia e coordinatore del progetto di recupero del museo di Punta Linke: frase consegnata al pubblico d'un gremito teatro di Pejo, venerdì sera, ripetuta nella mattinata di sabato ai 3.629 metri sulla cima del Vioz durante una toccante cerimonia di inaugurazione di questo incredibile sito. Ed ha posto l'accento, anche, sulla differenza fra la storia, scritta sui libri ordinati nelle biblioteche, e la memoria della collettività: «punta Linke è espressione della memoria perché appartiene alla gente ed è vissuta materialmente».
E in effetti vengono i brividi non solo per il freddo o la stanchezza per essere arrivati fin quassù a percorrere quella galleria nella quale scorrevano i carrellini della teleferica tesa dal fondovalle di Pejo al ghiacciaio dei Forni; pare di trovarsi fianco a fianco con i soldati che in quel budello di roccia e ghiaccio hanno penato, sofferto e sono forti di freddo combattendo quella terribile Guerra bianca poi rivelatasi pressoché ininfluente rispetto ai destini finali del conflitto, determinati dal destino e dagli eserciti nelle pianure. Punta Linke è un vero e proprio gioiello architettonico e storico, per la sua surreale/suggestiva ambientazione siamo sui ghiacciai, in fronte a quella Punta San Matteo sulla quale si svolge a 3.678 metri, la battaglia «più alta» della storia moderna ma soprattutto per l'incredibile stato di conservazione dei materiali riportati alla luce dai ghiacci dove erano rimasti imprigionati per quasi cent'anni.
Di solito gli archeologi scavano nel terreno, stavolta l'hanno fatto nel ghiaccio: ed in luogo dei cocci d'anfora o di gioielli funebri, si sono trovati per le mani attrezzi da meccanico, lattine di olio lubrificante, il motore della teleferica, attrezzatura militare: che liberati dalla morsa del gelo, hanno ripreso ad emanare proprio «l'odore della guerra». Come le travi di cirmolo delle impalcature che appena portate al tiepido calore del sole raccontano le guide alpine che hanno collaborato ai complessi e difficili lavori hanno liberato nuovamente l'aroma inconfondibile del legno. Ecco, ha perfettamente ragione Franco Nicolis : questo è proprio un luogo della memoria, davvero unico nel suo genere che già archeologi e studiosi «ci invidiano perché non ha pari sull'intera catena alpina ed in tutt'Europa».
Maurizio Vicenzi , anima del Museo della Guerra di Pejo, non tradisce la sua personalità schiva e riservata: e pur essendo stato in tutti questi anni, propugnatore e motore dell'intero progetto, non ha voluto comparire in pubblico, nemmeno al teatro venerdì sera. Una ragione in più, semmai ve ne fosse stato bisogno, per stimarlo ed apprezzarlo attraverso la sua passione ed i suoi fatti: Pejo un paese nel quale da decenni si custodiscono e onorano i caduti nella Guerra Bianca come fossero altrettanti paesani, in un vero clima di pietà e pace. Il Museo di Punta Linke si pone come realizzazione dall'altissimo valore scientifico, storico, ambientale. Una perla incastonata su montagne di straordinaria bellezza, impregnate delle tragiche vicende umane alle quali i grandi spazi e silenzi dei ghiacciai sembrano voler rendere, nella loro imponenza, un perenne omaggio. Anni di lavori hanno consentito questo straordinario risultato che costituisce un arricchimento per l'intera popolazione di Pejo, i trentini tutti, tutti quanti amano la montagna e sanno che su di essa è scritta l'esistenza delle genti e dei popoli.
C'è da auspicare si sia pensato nelle sedi titolate anche ad un'adeguata promozione di questo sito come atto di omaggio e riconoscimento dell'incredibile lavoro svolto: punta Linke potrebbe essere inserito, unitamente ad altri luoghi rilevanti, quale meta di un laico pellegrinaggio della storia attraverso il fronte della guerra bianca e della Grande guerra nel Trentino. Che vanta una realizzazione unica qual è lo storico Sentiero della pace. A mio avviso non stonerebbe un'azione promozionale mirata/dedicata (club alpinistici, gruppi reduci e studiosi, università, media specializzati ecc. ecc.) in quei paesi che furono parte dell'Impero asburgico come Polonia, Repubblica Ceca e Slovacca, Austria, Germania. Le generazioni d'oggi contano sicuramente nonni che hanno combattuto nella Grande Guerra dalle nostre parti: magari proprio nella gelida galleria di Punta Linke dove un meccanico aveva appeso (accanto alle istruzioni per l'uso della teleferica) una struggente cartolina della sua innamorata, scritta parte in tedesco, parte in ceco, parte in polacco e firmata «il tuo perduto amore».
La collocazione non certo agevole di questi siti/giacimenti della storia, di per sé allontana la minaccia della «disneyzzazione», la selettiva salita richiede infatti sforzo, fatica, determinazione: un prezzo/ticket in termini fisici e spirituali oggi sempre più rari naturale filtro. Un doveroso e sentito grazie a tutti quanti si sono prodigati per questa bella realizzazione con autentica semplicità, con entusiasmo e passione pari solo alla loro modestia; a chi voglia trascorrere qualche ora di meditazione laica o religiosa ch'essa sia l'invito a salire a Punta Linke, la dove «si sente l'odore della guerra», esperienza indimenticabile. Il confortevole Rifugio Vioz è ottima base anche per chi programmi una due giorni, visto l'impegno richiesto da questa camminata-pellegrinaggio.