La protesta degli artigiani: critiche alla gara da 3 milioni di euro
L'Associazione Artigiani non ci sta. Un appalto come quello di Commezzadura, dal valore di 3 milioni 117 mila euro a base d'asta, non aiuta l'economia locale.
Le critiche arrivano sia dalla sezione della Val di Sole dell'associazione che dalla sede centrale in seguito all'articolo dell'Adige del 5 febbraio che riportava la notizia dell'esito della gara d'appalto indetta dal Comune di Commezzadura, guidato dal sindaco Ivan Tevini , per il secondo secondo stralcio (parte di Almazzago e Daolasa) dei lavori della nuova rete di acque bianche, acque nere e acquedotto a Costa Rotian, Almazzago e Daolasa.
Alla gara hanno presentato offerte 178 imprese di tutt'Italia: dal Friuli alla Valle d'Aosta, dalla Lombardia alla Calabria, dalla Campania al Veneto, dall'Emilia alla Basilicata.
«Non riesco a capire la logica di un appalto da 3 milioni di euro, che per forza di cosa va indetto in tutta Italia - commenta, con un tono abbastanza sostenuto, il presidente degli Artigiani locali Roberto Endrizzi -. In questo modo non solo non si sostengono le ditte solandre ma nemmeno quelle trentine. Le nostre aziende soffrono e noi siamo veramente preoccupati. E i Comuni, invece, di darci una mano suddividendo gli appalti su più lotti indicono una gara del valore di 3 milioni e più di euro...».
Più di una volta Endrizzi ha sollevato - anche dalle pagine del nostro giornale - la questione con gli amministratori locali e la Comunità della Valle di Sole e ha cercato di sensibilizzare gli enti pubblici a indire appalti che tengano più in considerazione le aziende artigiane del territorio. «In questi giorni - continua Endrizzi - mi hanno chiamato diverse imprese preoccupate. Se l'amministrazione di Commezzadura avesse diviso a metà l'appalto, per un'azienda della valle o del Trentino, che forse si sarebbe aggiudicata la gara, ciò avrebbe significato sei mesi di lavoro. In questo modo, invece, il reddito, le tasse se ne vanno fuori provincia».
A dare manforte a Endrizzi, anche il presidente dell'Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento Roberto De Laurentis (nella foto). «Parto dal presupposto che il presidente della Provincia tempo fa ha detto che qualunque lavoro pubblico che esce dal territorio provinciale è una sconfitta - afferma De Laurentis -. Ecco oggi ci troviamo di fronte all'ennesima sconfitta. Ci vuole intelligenza nell'indire un appalto che non superi la soglia europea e frazionare il lavoro in modo che rimanga sul territorio. Non si tratta di protezionismo - precisa De Laurentis - ma di voler valorizzare le competenze che abbiamo. E non solo per la crisi economica. Una ditta locale avrà più a cuore la sua comunità di una che viene da fuori. Magari, con le nostre ditte, si potrebbe evitare di avere cantieri che non vengono conclusi o con lavori fatti male e da rifare. Il pubblico non può chiedere alle nostre aziende di produrre reddito, di raccogliere con il gettito le risorse necessarie a mantenere una macchina che non si spende per il suo territorio. Io la mia comunità la devo difendere così come fanno altre nazioni europee come la Germania o l'Olanda. Chiediamo maggiore attenzione da parte di quelle persone che sono pagate con i soldi prodotti in Trentino. Dobbiamo essere più attaccati al nostro territorio altrimenti non serve a niente se non possiamo usare gli strumenti legislativi che abbiamo a disposizione».