Schützen in val di Non
La compagnia Schützen «Bepo de Miller - Val de Non» ha festeggiato domenica il proprio ingresso ufficiale nella Federazione dei cappelli piumati del Welschtirol. Per l’occasione, oltre 600 Schützen e Marketenderinnen, provenienti da tutto il Trentino, dal Sud e Nord Tirolo, hanno sfilato lungo le vie di Fondo fino in piazza Stefenelli. Straordinario il colpo d’occhio offerto ai numerosi presenti: un ordinato intreccio di costumi, fiori, piume e bandiere ha colorato ogni spazio. La messa, accompagnata dal corpo bandistico di Fondo e dalla Musikkapelle di Senale, è stata celebrata da don Fortunato Turrini che, alternando italiano e tedesco, ha dato il benvenuto alla folla festante.
Colpi di fucile a salve hanno salutato l’evento: «Mentre si dissolve la salva, risuonino la fede e l’onore della compagnia Schützen della Val di Non – ha esortato il sacerdote –; siate testimoni di solidarietà e gioia di vivere come amici, nello sguardo della Trinità».
Il desiderio di pace si è fatto preghiera: «Pur nella diversità delle lingue, formiamo insieme l’unica famiglia di Dio».
Al termine della celebrazione è stata benedetta la bandiera della compagnia anaune, presentata da una madrina d’eccezione: la novantenne Cornelia Valentinotti, figlia di Luigi, maggiore degli Standschützen di Cles e combattente nella Grande Guerra. Lo stendardo, che raffigura l’aquila rossa tirolese e il santo eremita Romedio, è stato realizzato dagli stessi membri della compagnia. «Portate questa bandiera nel nome di Dio, e per l’orgoglio del Tirolo», ha esclamato il comandante dei cappelli piumati trentini, Paolo Dalprà.
A gran voce, i ventiquattro Schützen nonesi hanno prestato solenne giuramento di fedeltà alla terra tirolese. «Vogliamo raccontare la nostra storia, che per troppi anni è stata volutamente nascosta – ha dichiarato Marco Bertagnolli, comandante della “Bepo de Miller” -; il futuro non è negli Stati uniti d’Europa, ma nell’Europa delle Regioni».
Un forte applauso ha salutato quindi le parole di Dalprà: «Con fermezza diciamo no all’adunata degli alpini prevista a Trento nel 2018. Bisogna commemorare, e non celebrare, quanto accaduto cento anni fa. Con noi lo chiede anche una parte degli stessi alpini, quelli che veramente conoscono la storia e sanno che i loro nonni combatterono con la divisa austroungarica».
Appello rilanciato da Heinrich Seyr, vicecomandante della federazione degli Schützen sudtirolesi: «Gli eventi di un secolo fa continuano a dividerci e ad addolorarci. La festa di oggi rafforza il nostro anelito: ritornare ad essere un Tirolo unito».
Tra abiti ottocenteschi e acconciature tradizionali, fa capolino la contemporaneità: una Marketenderin sfoggia un audace taglio undercut; sul polpaccio di uno occhieggia un tatuaggio; mentre gli altoparlanti diffondono ancora una dichiarazione: «Noi Schützen non siamo ancorati al passato, ma proiettati verso il futuro».