Commezzadura, dopo 50 anni rinasce l'Asuc di Almazzago
L’Asuc di Almazzago è rinata ieri, dopo 47 anni dalla sua chiusura decisa nel 1968. Hanno risposto 120 persone su 192 aventi diritto, all’appello dei promotori per rendere valida la consultazione (il quorum era 77 voti) e ridare ai residenti di una delle cinque frazioni di Commezzadura la possibilità di gestire direttamente i beni di proprietà della località. E 90 sono stati i consensi per la ricostituzione dell’Amministrazione separata degli usi civici, contro 29 no e 1 scheda bianca. I componenti del consiglio di gestione eletti sono Enrico Mattarei (45 voti), Renzo Daprà (40), Franco Tevini (32), Graziano Savinelli (30) e Roberto Angeli (18).
Da oggi, dunque, la cura del territorio che va da Costa Rotian al confine con la Val del Duc fino al monte Spolverino e del territorio che va dal Grostè alla Val Gelada sarà responsabilità dei residenti di Almazzago. Pascoli, boschi, due malghe monticate e un bivacco: questa la consistenza del patrimonio della frazione, in grado di rendere circa 100mila euro l’anno.
A spiegare il senso dell’operazione è Renzo Daprà, ex consigliere comunale, imprenditore turistico e tra i promotori della consultazione: «Che non è nata in contrapposizione all’amministrazione comunale, come si è detto fin qui, né per togliere risorse al Comune: non siamo marziani, molti di noi hanno votato per il sindaco Tevini e i soldi che incasseremo saranno usati per manutenzione e progetti che ricadranno nel territorio comunale».
Dunque, perché rivendicare la gestione autonoma? «Perché purtroppo quella silvo pastorale delle nostre proprietà era trasandata: ormai la burocrazia, per colpa di varie leggi, ha raggiunto livelli insostenibili. L’Asuc ha meno lacci del Comune e può agire in modo più rapido, là dove serve».
Daprà ricorda che il contratto con cui nel 1968 le Asuc di Commezzadura decisero di affidare i loro beni al Comune prevedeva che gli incassi fossero riversati sul territorio delle frazioni. È stato così? «Purtroppo si è persa la memoria di quelle condizioni anche se proprio la Asuc di Almazzago fece cose importanti, 50 anni fa, come realizzare il primo impianto irriguo della valle e la scuola elementare, che ancora esiste».
Ma c’è un motivo più profondo per tornare alle Asuc: «In valle esistono 13 Asuc e 4 consortele (in val di Rabbi): i loro territori sono curatissimi, i pascoli bellissimi, le strade efficienti. E la ragione è semplice: i residenti sentono i beni come propri e prestano più attenzione alla loro cura. Nell’ottica delle future fusioni, che probabilmente nel giro di pochi anni ci porteranno ad avere al massimo tre comuni in valle, non possiamo pensare di lasciare questi compiti ad enti più estesi che avranno comunque pochi addetti. Le Asuc diventeranno sempre più uno strumento di conservazione e dunque la loro rinascita è un percorso naturale. Dico di più: se Commezzadura, come ente autonomo, dovesse sparire in seguito alle fusioni, io vedrei bene una unica Asuc su tutto il territorio comunale».
L’amministrazione Tevini deve temere di perdere introiti (si parla di 700mila euro) dalla possibile rinascita di tutte le cinque Asuc frazionali? «Non credo: noi abbiamo un’attenzione massima verso il nostro Comune e ci confronteremo con l’amministrazione per vedere cosa fare dei nostri introiti: se usarli per una strada, per una fontana o altro».