Una tesi di laurea sul Cammino Jacopeo
Una tesi di laurea sul Cammino Jacopeo d’Anaunia: la prima sul tema, presentata in occasione dell’assemblea dell’Associazione guidata da Remo Bonadiman, svoltasi al Palanaunia, dove la neolaureata Giulia Fedrizzi ha esposto il proprio lavoro, che le è valso il titolo di dottoressa in storia dell’arte, conseguito all’università di Firenze.
Giulia Fedrizzi è nativa di Quetta, in bassa valle: figlia di un’insegnante e di un agricoltore, ha sempre amato l’arte, tanto da iscriversi alla facoltà di beni culturali a Trento per la triennale, e poi all’Università di Storia dell’arte del capoluogo toscano, per la specializzazione. «So che conseguire una simile laurea non garantisce lavoro, come peraltro molti altri percorsi universitari», ammette Giulia Fedrizzi. «Ma ho seguito la mia passione, sostenuta dai miei familiari. Comunque, dati i tempi, le occasioni bisogna anche sapersele creare. Se troverò occupazione in questo settore, bene, altrimenti ho comunque curato le mie conoscenze nella materia che maggiormente mi interessa».
Giulia è comunque abituata al lavoro «diverso». Figlia unica di un agricoltore che coltiva mele, sa cosa significhi il lavoro nei campi? La tesi discussa l’ha scelta lei. «Il mio professore mi aveva suggerito un lavoro sui percorsi francigeni. Io ho suggerito quello sul cammino Jacopeo d’Anaunia, ho dovuto lottare un po’, per ottenere il consenso. Ma ce l’ho fatta, alla fine, ed è andata bene». Tra l’altro la ricerca le ha consentito di conoscere la propria valle, nelle molte pagine che costituiscono la tesi «Dalle antiche vie di pellegrinaggio al Cammino Jacopeo d’Anaunia - Una strada per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale della Val di Non». Valle che ha scoperto: «Mi sono resa conto che non sapevo granché. Ho scoperto nuovi luoghi, nuovi monumenti. Sapevo che l’Anaunia era definita la valle dei cento campanili. Bè, sono molti di più, comprese le cappelle dei castelli di chiesette ne ho contate 157».
Alla partecipata assemblea dell’Associazione Amici del Cammino d’Anaunia, Giulia Fedrizzi ha esposto il suo lavoro, sottolineando come - anche in virtù dell’esistenza di una Confraternita di San Giacomo in valle, nel '500 - gli affreschi che riproducono il santo con la conchiglia siano assai diffusi, non solo in alta valle. Se ne trovano a Romeno, Cavareno, Fondo, Ronzone, Dambel, ma anche a Bresimo, o nell’antica chiesetta di S. Agnese di Tres. Qui la sua esposizione viene interrotta per un istante dal presidente Remo Bonadiman: il «cammino» anaune non contemplava la Predaia.
«Grazie alla richiesta dell’amministrazione comunale, sostenuta da Giuseppe Negri (presidente del Bim, residente ed ex amministratore di Tres) ed a quanto appena esposto, è stato deciso un ampliamento del cammino, con una variante che porterà i pellegrini a Vervò, Tres, Sfruz, Smarano». Giulia Fedrizzi conclude la sua esposizione andando fuori valle, perché la sua panoramica narra anche dei pellegrinaggi in genere, e dei luoghi di sosta dei pellegrini (San Pangrazio, Santa Emerenziana, gli eremi di San Gallo, Santa Giustina, San Biagio), giungendo fino alla Madonna di Senale, dove una panca in pietra reca la scritta «Dem Pilger zur Rast» (per il riposo del pellegrino), sottolineando come la ricchezza storico-artistica della valle sia funzionale ad un turismo sacro e religioso, sostenibile, di qualità.
All’assemblea sono intervenuti l’assessore alla cultura della Comunità di valle, Fabrizio Borzaga, del Comune di Fondo, Chiara Endrizzi (elogi per il lavoro svolto, sicuro sostegno ad iniziative culturali), ed il presidente dell’associazione Anastasia (accompagnatori per i luoghi di culto) Gianantonio Agosti, che ha colto l’occasione per ricordare come Anastasia si sia mossa da tempo per sensibilizzare prima il comune di Tuenno, ora quello di Ville d’Anaunia, per una valorizzazione dell’eremo-ospizio di Santa Emerenziana citato dalla neolaureata, all’imbocco della valle di Tovel, antica chiesetta che si può ammirare solo dall’esterno, e che avrebbe una storia interessante da narrare, dato che era un punto d’appoggio per i pellegrini che secoli fa giungevano dalla Rendena attraversando il Gruppo di Brenta. In attesa di questo, un piccolo passo è stato fatto in alta valle: fresca di stampa una guida agli affreschi di Fondo e Malosco, realizzata grazie alla collaborazione dell’Associazione jacopea.