Quelle tonnellate di letame e liquami sparsi nei campi: allarme rio Moscabio, divieti in arrivo, e la soluzione sta nell’impianto di biogas
A Fondo un interessante confronto con allevatori e agricoltori: «Molti contadini usato concime che viene da Anversa sui tir: se usassero quello prodotto qui, il circolo si chiude», ma sotto accusa anche fognature e depuratori colabrodo
ALTA VAL DI NON. Il bacino del Rio Moscabio è una “Zvn”, ossia una “zona vulnerabile da nitrati”, soggetta a vincoli naturali. Dalle rilevazioni quadriennali previste dalle leggi, il rio è risultato “eutrofico”, eccessivamente nutrito da azoto e nitrati, con uno stato di qualità “scarso”, ed è quindi necessario un intervento per ripristinare la normale qualità dell’acqua e dell’ambiente circostante.
Varie relazioni sono state presentate all’incontro al teatro di Fondo da esperti, che hanno sottolineato come gli interventi interessino soprattutto il settore zootecnico, in zona massicciamente presente.
«È previsto un programma d’azione - ha spiegato Gianantonio Tonelli del Servizio agricoltura provinciale - che sarà pronto a primavera. Alle aziende zootecniche operanti sui terreni del bacino imbrifero del Moscabio sarà inviata una comunicazione, perché lo spargimento di effluenti zootecnici (letame e liquami, ndr) dovrà essere ridotto. Saranno disposti piani di utilizzazione agronomica e piani guida. Previsti dei periodi di stoccaggio: minimo 90 giorni per il letame, 120 per il liquame. Nelle zone umide la distanza di sversamento aumenterà da 5 a 25 metri per il letame, da 10 a 30 per la parte liquida. Ci saranno periodi di divieto di sversamento, che possono essere dall’1 dicembre al 31 gennaio, ma anche dall’1 novembre al 28 febbraio».
Il mondo agricolo si è già mosso: presenti infatti in sala, oltre a decine di zootecnici, il presidente dell’Apot Ennio Magnani, i presidenti dell’Unione allevatori, i sindaci dell’area interessata. Interessante l’intervento di Andrea Cristoforetti, tecnico della Fondazione Mach, che accennando all’impianto di biogas di Romeno, dove vengono smaltiti buona parte dei liquami per produrre energia, ha dichiarato che le tecniche per trasformare i residui, liquidi e solidi, in ottimo concime, ci sono: se il mondo della frutticoltura decidesse di utilizzare il letame misto paglia prodotto a Castelfondo e quello che si può produrre a Romeno, buona parte dei problemi verrebbero superati.
Cristoforetti ha aggiunto un particolare: la maggior parte dei frutticoltori utilizzano concimi prodotti ad Anversa, dopo un viaggio su gomma di mille chilometri.
Da parte del mondo zootecnico, qualche precisazione: «La maggior parte degli allevatori opera correttamente», ha affermato Vittorino Covi, il loro presidente locale. «I problemi sono causati da pochi che non osservano le regole. Tra l’altro, i problemi sono solo dovuti alla zootecnia?».
Un allevatore ha testimoniato cosa ha portato nei campi un’esondazione del Moscabio: «Nel mio prato c’era di tutto…», da altre voci sono stati messe sotto tiro le carenze di qualche impianto fognario, e anche del depuratore di Cavareno.
Da parte loro, i sindaci sono uniti per fare fronte al problema, dato anche un progetto per la riqualificazione del Moscabio già in essere.
A trarre le conclusioni, gli assessori Mario Tonina e Giulia Zanotelli. Quest’ultima ha annunciato l’accordo di programma tra Provincia, Apot, Allevatori e altre realtà: «Bisogna abbandonare le polemiche e lavorare insieme, frutticoltori, zootecnici, mondo del turismo».
Sostanzialmente unanime il consenso all’utilizzo delle deiezioni trasformate in concime in loco, a chilometro zero (o poco più), se il mondo frutticolo deciderà di utilizzarlo sugli 8 mila ettari coltivati a melo. L’ampliamento dell’impianto di biogas di Romeno, già operativo, potrebbe giocare in tal senso un ruolo determinante.