Giancarlo Seppi, l'uomo che sa tutto sulla patata (ed ha qualche segreto per fare il vero tortèl)
A Ronzone ha inventato la «Festa» dedicata ai tuberi, da 30 anni studia le varietà e le coltivazioni: «Bisognerebbe crederci, ma qui ognuno vuole andare per conto suo. E bisognerebbe bandire i fitofarmaci, perché la terra ha tutto quello che serve»
RONZONE. «La coltivazione della patata necessita di cultura. Pensare che ha saziato milioni di persone, ma per utilizzarla al meglio bisogna conoscerne le caratteristiche e non solo».
Giancarlo Seppi, 83 anni, di Ronzone, da anni conduce una sua "battaglia" per far conoscere, valutare ed apprezzare questo tubero. Curioso di natura, ha avuto l'input da Giovanni Biadene (attualmente approdato ai cent'anni), ex direttore di un consorzio di coltivatori di patate, con il quale da decenni è in amicizia, che anni fa gli ha fatto dono del libro «La patata nell'orto»: da lì inizia la ricerca di Seppi, che prosegue anno dopo anno.
«Non sono un produttore - spiega - Finora ho coltivato un centinaio di tipi di patata, studiandone la consistenza, le caratteristiche, la predisposizione per essere cucinate in un modo o nell'altro. In Austria e Germania c'è una cultura diffusa».
E ancora: «Là la massaia va in negozio e chiede una patata farinosa, per fare gli gnocchi, perché la farinosa contiene più amido, quindi ci si può fare dei gnocchi "veri" di patata, mentre se si acquista quella soda o semisoda bisogna aggiungere farina...».
Giancarlo Seppi non è un coltivatore. È cresciuto a Merano, ha studiato in Germania, dove per undici anni ha poi lavorato come disegnatore e progettista in una ditta di macchine agricole, per poi rientrare in Italia, dove dopo il pensionamento vive nella casa di famiglia, a Ronzone. Quasi 30 anni fa iniziò le sue sperimentazioni, che l'hanno portato ad essere ideatore della «Festa della patata» che annualmente si svolge a Ronzone, poi per anni si è impegnato nella nascita degli «Amici della terra», che ha associato vari piccoli produttori, di cui da un po' di tempo si sente poco parlare.
«Siamo tutti foglie dello stesso albero - afferma Seppi - Purtroppo in Val di Non prevale il "fai da te", il produttore dice "le patate me le vendo io", addio spazi più vasti per far nascere, in questa terra molto vocata, una volontà comune di procedere assieme; si erano già trovati dei gruppi d'acquisto per far conoscere la produzione locale anche fuori valle, ma poi tutto si è un po' spento».
La sua passione l'ha portato anche altrove: ad esempio nell'area di Brunico, dove i coltivatori di patate da seme puntano sulla varietà "élite", meno soggetta a virosi (di malattie il tubero ne vanta parecchie) e selezionata.
«Ogni anno imparo qualcosa di nuovo - dice Giancarlo - Si dovrebbe puntare sulla qualità, coltivando tuberi che abbiano caratteristiche di sanità, con meno trattamenti possibili, perché la terra non ha bisogno di chimica, fornisce tutto il necessario, tutt'al più va aiutata con stallatico e altri prodotti naturali». Lui conosce a menadito le "lettere" delle patate: A è farinosa, B è semisoda, C è farinosa, D è ricca d'amido e serve per alimentazione animale e fecola. «Un linguaggio comprensibile in tutto il mondo, che non ha bisogno di traduzione - spiega Giancarlo - L'esempio fatto per chi vuole cucinare degli gnocchi è semplice: se uno usa una patata "A" dovrà aggiungere molta farina, meglio usare una "C" e si avrà un vero gnocco di patate».
Ma perché questa ricerca ultraventennale? «Per informare i produttori, per far capire che la patata è una ricchezza, soprattutto in quest'area, molto vocata. Ci sono decine di qualità, bisogna conoscere per ognuna le caratteristiche, ad esempio sapere se va piantata più o meno profonda. Cosa che molti non conoscono, così come molti non sanno che per fare un vero tortel ci vuole un certo tipo di tubero, non uno a caso. Io sono arrivato a capire delle cose grazie alla mia curiosità, a una ricerca senza fine, che prosegue da anni e proseguirà finché avrò la possibilità di portarla avanti».