Predaia / Animali

Cane maltrattato, interviene la procura: malato, senza acqua e in mezzo agli escrementi

Kika ora è affidata ad una volontaria. In autunno il primo sopralluogo del veterinario dell’Azienda sanitaria. La scorsa settimana il meticcio femmina è stato trovato ancora nella stessa situazione

di Flavia Pedrini

PREDAIA. Kika, un meticcio femmina di una decina d'anni, viveva in un anfratto semi buio della stalla, accanto alla canaletta con i liquami delle vacche. I movimenti limitati da una catena di un metro e le ciotole dell'acqua e del cibo vuote. Condizioni igieniche pessime e del tutto incompatibili con la cura ed il benessere di un animale, secondo quanto ha accertato il veterinario dell'Azienda sanitaria.

Per questo motivo, visto che le prescrizioni imposte lo scorso autunno ai proprietari erano state del tutto ignorate, il Servizio veterinario di Cles ha segnalato la grave situazione alla procura, che ha disposto il sequestro preventivo del cane. Il provvedimento è stato eseguito con l'ausilio dei carabinieri di Taio e Kika affidata alle cure amorevoli di una volontaria dell'associazione Etica Animalista, ente che aveva fatto partire i primi accertamenti chiedendo un controllo. I proprietari dovranno rispondere di maltrattamento di animali.

«Finalmente Kika potrà avere una nuova vita, lontana dall'inferno che viveva, fatta di carezze e amore - sottolinea la presidente di Etica Animalista Ivana Ravanelli - Ci auguriamo che il suo caso e il suo sequestro possano essere da monito per altri che detengono gli animali in condizioni terribili».

I fatti sono successi in val di Non, in una frazione del comune di Predaia. Ad accendere i riflettori sulla vicenda, come detto, è stata l'associazione animalista che, ricevuta segnalazione sulle pessime condizioni in cui viveva il cane, ha allertato l'Unità operativa veterinaria di Cles. E le verifiche condotte nel corso del primo sopralluogo dal dottor Francesco Gabrielli avevano confermato che il cane era costretto a vivere in mezzo agli escrementi delle mucche e in condizioni certamente non idonee.

Il veterinario aveva dunque fatto una serie di prescrizioni, prima fra tutte quella di trovare una diversa dimora per l'animale, nel rispetto delle condizioni igienico sanitarie. Indicazioni che sarebbero però rimaste lettera morta. La scorsa settimana, infatti, quando il veterinario - che aveva preso a cuore il caso ed era rimasto in contatto con l'associazione - è tornato sul posto per verificare se i proprietari avessero provveduto a mettere in atto i correttivi richiesti, ha trovato solo la stalla libera dai bovini (portati nel frattempo in un'altra struttura) e il cane ancora alla catena, senza acqua né cibo, in mezzo agli escrementi. Eppure, nell'edificio privo di mucche, non sarebbe stato difficile dare una dimora consona e dignitosa al cane.

«A quel punto - spiega il dottore- dopo essermi consultato con l'avvocatura, ho proceduto con la segnalazione alla magistratura, visto che le prescrizioni erano state del tutto ignorate. Non si può tenere un cane, per di più con condizioni di salute precarie, in una situazione a dire poco deplorevole», osserva amareggiato il veterinario. L'animale ha infatti un sarcoma, con ulcere aperte ed esposte ad infezioni.

Una volta avvisato, il pubblico ministero di turno - dopo aver letto la relazione del medico e viste le immagini che documentavano lo stato in cui viveva l'animale - ha disposto subito il sequestro preventivo di Kika: il provvedimento è stato eseguito venerdì, alla presenza del veterinario e dei carabinieri della stazione di Taio. La femmina di cane è stata affidata alle cure di una volontaria di Etica animale, che chiederà poi di poterla tenere in via definitiva.

«Questa associazione, come altre, ha svolto un ruolo davvero prezioso - sottolinea Gabrielli - Speriamo che le persone capiscano che non si possono tenere gli animali in queste condizioni».

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