Dramma di Caldes, gli abitanti sono convinti sia stato l’orso: «Bisognava solo attendere la morte di una persona»
Dura anche Coldiretti: «Questo episodio rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio è ormai al limite. Sono necessarie misure di contenimento garanti di sicurezza, a fronte di cento esemplari in Trentino»
LA VITTIMA È Andrea Papi il runner di 26 anni trovato morto a Caldes
IL FATTO Corpo rinvenuto nel bosco. Forse aggredito da un animale selvatico
PARERI Claudio Cia (Fdi): «Per qualcuno l’orso vale più dell’essere umano»
PRECEDENTE Aggressione in val di Rabbi: l'orso è MJ5, sarà catturato e ucciso
CALDES. Gli abitanti di Caldes, comune in val di Sole nei cui boschi è stato trovato morto Andrea Papi di soli 26 anni, danno per scontata l'aggressione da parte di un orso. Da tempo si parla di avvistamenti in zona. Solo un mese fa l'aggressione in valle di Rabbi di un escursionista da parte dell'esemplare Mj5.
«Vi sono state aggressioni ad animali di allevamento nell'ultimo mese - hanno fatto sapere i residenti - tra cui una pecora sbranata a margine dell'abitato di Caldes lo scorso 19 marzo. Ci sono state diverse aggressioni nella zona. Bisognava solo attendere la morte di una persona» hanno commentato.
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«Con il forte incremento della popolazione che ha portato al monitoraggio della presenza di circa 100 orsi in Trentino occorre garantire la sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti» afferma la Coldiretti in riferimento alla morte del giovane Papi. «Negli ultimi anni - sottolinea - si è registrato un incremento della presenza dell’orso con un aumento anche dell'areale occupato con singoli giovani maschi che sono stati segnalati fino in Piemonte, nelle zone di confine tra Tirolo e Baviera e in Friuli Venezia Giulia, secondo l’ultimo rapporto elaborato dal settore grandi carnivori del Servizio faunistico della Provincia».
«Il caso del runner rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio - denuncia Coldiretti - è ormai al limite considerato che in Trentino in circolazione ci sono anche 26 branchi di lupi o ibridi (erano 17 nel 2020) con intrusioni nelle aziende e allevamenti. Sul territorio trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo».
«Sono necessarie misure di contenimento - evidenzia - per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città».
(Foto copertina: Daniele Panato)