Revò, folgorato dalla corrente nel cantiere di casa: perde la vita Stefano Arnoldo di Cles
Arnoldo, vigile del fuoco volontario, lascia tre bambini piccoli. Colpito dalla scarica elettrica anche il cognato trentenne. Ottavio De Luca (Filca Cisl Trentino): «Bisogna fermare questa inaccettabile scia di sangue nei cantieri. Non possiamo essere indifferenti»
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REVÒ. Tragedia nel pomeriggio di oggi, sabato 15 luglio, a Revò, in val di Non: Stefano Arnoldo, 39enne di Cles, stava lavorando nel cantiere della sua casa in costruzione quando è stato colpito da una scarica di corrente elettrica che lo ha folgorato.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Novella e gli ispettori Uopsal, oltre al personale sanitario e all’elicottero che lo ha trasportato in ospedale, dove purtroppo la gravità delle sue condizioni si è rivelata fatale. L’uomo stava effettuando dei lavori edili per l'abitazione di sua proprietà; con lui anche il cognato di 30 anni, anch'egli colpito dalla scarica ma in maniera meno grave. La scossa pare essere stata causata da un problema elettrico, il quale ha messo in tensione la rete protettiva della gru, posta sotto sequestro. Stefano Arnoldo era vigile del fuoco volontario e lavorava presso la Ebara di Cles, aiutando poi il padre nell’azienda agricola. Aveva tre figli piccoli.
«Un nuovo e gravissimo incidente in un cantiere in Trentino non ci può lasciare indifferenti - ha dichiarato Ottavio De Luca, della Filca Cisl trentina e segretario nazionale della categoria - le istituzioni devono impegnarsi per potenziare i controlli nel settore edile, mentre appare non più rinviabile la costituzione degli Rlst, i responsabili dei lavoratori per la sicurezza territoriale».
«L'incidente odierno a Revò - prosegue la nota - a distanza di soli quattro giorni da un altro infortunio in un cantiere a Cristo Re di Trento, è un fatto gravissimo, e solo per un miracolo i due lavoratori coinvolti non hanno perso la vita. Bisogna fermare questa inaccettabile scia di sangue nei cantieri, è una questione di dignità e giustizia sociale. Tra l'altro non dimentichiamo che una circolare dell'Inps prevede il ricorso alla cassa integrazione quando la temperatura supera i 35 gradi, anche solo percepiti, e non c'è la possibilità di operare in luoghi protetti dal sole» ha concluso.