Il viaggio in bicicletta di Simone e Alessio: “Andare in Turchia così è stata un’esperienza magnifica”
I due ragazzi di 21 anni hanno viaggiato fino ad Istanbul: 2.243 chilometri e 7 stati attraversati. «Tanta fatica, ma una cosa che non ci dimenticheremo mai». Il loro racconto
TON. Più di 2.200 chilometri pedalati, sette Stati attraversati, un sogno realizzato. E un'amicizia che, quando si condividono esperienze così, non può che rafforzarsi sempre più. Definire incredibile il viaggio compiuto da Simone Tranquillini di Masi di Vigo e Alessio Marinelli di Mezzocorona, entrambi 21enni, è riduttivo. Il 6 settembre scorso sono saliti in sella alla loro bicicletta: nei bagagli lo stretto necessario, negli occhi tanta voglia di scoprire luoghi, incontrare persone, vivere momenti capaci di togliere il fiato. Destinazione? Istanbul, Turchia.
«Nonostante avessimo preparato il viaggio nei tre mesi precedenti, siamo partiti un po' ignari di cosa avremmo trovato - confessano -. Quando si affrontano itinerari così lunghi sono tanti i punti di domanda, ma per fortuna, salvo qualche immancabile imprevisto, è andato tutto per il meglio. Dopo l'esperienza dello scorso anno che ci aveva portati a Roma, volevamo coprire un percorso più lungo. Inizialmente pensavamo di andare in Danimarca, ma poi il cicloviaggiatore Dino Lanzaretti ci ha suggerito un viaggio "più vero", fino a Istanbul. Lo abbiamo ascoltato, e siamo felici di averlo fatto».
Un viaggio faticoso, ma che Simone e Alessio hanno affrontato insieme con determinazione e con ben chiaro in testa l'obiettivo. «In sella a biciclette che pesavano più di 30 chili abbiamo percorso 2.243 chilometri, con una media di 83 al giorno - raccontano -. Abbiamo dormito in tenda, nei giardini di persone che ci hanno dato ospitalità, abbiamo affrontato infinite pianure e strade sterrate, abbiamo visto panorami desolati e paesi piccolissimi. E abbiamo capito la fortuna di vivere in Italia, avendo sempre l'acqua potabile a disposizione e i servizi comodi e vicini».
Il momento più difficile da affrontare? «L'intossicazione alimentare che ci siamo presi in Slovenia - rivelano Simone e Alessio -. Lì è stata dura, sia fisicamente che mentalmente. A livello di imprevisti, invece, siamo stati abbastanza fortunati: abbiamo dovuto affrontare la rottura del portapacchi, qualche foratura, circa 150 spine che si sono infilate nei copertoni. Ma tutto sommato è andata bene».
Dopo aver trascorso un mese pedalando, aver dormito 21 notti in tenda (le altre in appartamento) e dopo essere transitati per Italia, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria e Turchia, finalmente il 5 ottobre i due giovani ciclisti hanno "tagliato il traguardo" a Istanbul, dove si sono fermati per qualche giorno prima di rientrare in Italia in aereo.
«Un mese su due ruote è davvero un'infinità - spiegano "The Sweat Trotters", come si chiamano su Instagram -. Le giornate sono talmente piene che lo spazio e il tempo si dilatano e perdono di senso. Il corpo viene catapultato in una realtà completamente diversa, in cui solo l'obiettivo finale brilla di luce chiara, il resto è tutto in divenire: si pedala e si vive metro dopo metro, aperti all'imprevisto. Forse proprio l'imprevedibilità è una delle cose più belle del viaggio in bici. Non sai cosa ti aspetta, non sai chi conoscerai sulla strada, non sai dove dormirai la sera e non sai cosa mangerai. Si è appesi a un filo, il fisico è una delle più grandi incognite insieme alla bici».
Simone e Alessio hanno pedalato fianco a fianco, a testa bassa, per centinaia di chilometri. «Per poi goderci quei pochi istanti che valgono un'intera vita: un tramonto, la luna piena, una strada sterrata deserta. Le energie necessarie sono tante, sia mentali che fisiche - confessano - ma le emozioni vissute non sono neanche paragonabili con la fatica fatta».
Con questo viaggio hanno scoperto una fetta dell'Est Europa a loro completamente sconosciuta. Porteranno sempre nel cuore i posti visitati, le persone incontrate, chi ha teso loro una mano. «Quest'anno la bici ci ha portati alle porte dell'Oriente, in futuro chissà che altre strade solcheremo... See you on the road».