Valdastico, dal ministero via libera al tratto veneto
Fra le voci riportante sulla stampa locale nei giorni scorsi, quella del sindaco di Piovene Maurizio Colman (Lega Nord), che parla di un'apertura trentina e di una prospettiva più favorevole alla possibilità di una futura intesa sull'intera opera. «Per noi non cambia nulla e abbiamo ribadito che senza un accordo con la Provincia autonoma non si può fare nulla», replica da Trento il presidente Alberto Pacher
TRENTO - Sul territorio veneto il prolungamento dell'autostrada Valdastico fa un passo avanti, con il via libera arrivato da Roma, nel consiglio superiore dei lavori pubblici (ministero delle Infrastrutture). Domani questo sì all'iter amministrativo del progetto preliminare dovrebbe essere ratificato dal Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica).
Semaforo verde, dunque, per i 24 chilometri dell'autostrada A31 (nella foto, un rendering), nel Vicentino, che vanno dall'attuale casello di Piovene Rocchette a Velo d'Astico, dove è previsto l'imbocco del tunnel verso il Trentino. Ma per quanto riguarda questo secondo tratto, cioè i quindici chilometri che portano in valle dell'Adige, a Besenello, tutto rimane in stallo.
Da parte veneta, tuttavia, in questi giorni sono arrivati apprezzamenti nei riguardi dell'atteggiamento trentino, se non altro perché ha mostrato comprensione e non ha messo in discussione l'esigenza di proseguire almeno oltre il confine provinciale. Portare a casa intanto l'approvazione del primo tratto è un passo necessario, ma forse non sufficiente, per la società A4 Holding (a maggioranza privata, già nota come «Serenissima»), che oggi vede il rinnovo della sua concessione per la Brescia-Padova subordinato proprio al varo entro l'estate del progetto definitivo della Valdastico Nord.
Nei prossimi mesi si capirà se il completamento del percorso burocratico del solo stralcio veneto basterà a chiudere la partita della concessione, il che toglierebbe questa variabile dal teso confronto di merito.
Fra le voci riportante sulla stampa locale nei giorni scorsi, quella del sindaco di Piovene Maurizio Colman (Lega Nord), che parla di un'apertura trentina e di una prospettiva più favorevole alla possibilità di una futura intesa sull'intera opera.
«Per noi non cambia nulla e abbiamo ribadito che senza un accordo con la Provincia autonoma non si può fare nulla», replica da Trento il presidente Alberto Pacher . Il capo dell'esecutivo ribadisce, dunque, che al momento il no di piazza Dante è confermato, ma invita la Regione Veneto e lo Stato «a un confronto a tutto tondo» su trasporti e mobilità. «Dobbiamo affrontare il tema globalmente - afferma Pacher - e in questa prospettiva non arretriamo dalla nostra posizione sulla Valdastico. Se guardiamo agli scenari e alle strategie future, la priorità per noi resta il trasferimento massiccio delle merci sulla ferrovia».
Pacher rassicura in qualche modo le preoccupazioni presenti in Valsugana, dove con l'avanzare dei progetti veneti, come la Pedemontana e la sua variante verso nord, si teme un aggravarsi dell'impatto su un territorio già oggi in sofferenza. «La sensazione - osserva il presidente - è che i piani di sviluppo basati sulla finanza di progetto, con il coinvolgimento di soggetti privati, stiano faticando a procedere, in tempi di crisi con prospettive incerte per la reddittività delle opere stradali».
Il comitato vicentino per la difesa della Valdastico, per parte sua, commenta criticamente, nel blog, l'eventuale via libera al tratto veneto: «L'ipotesi di un'autostrada che non andasse a finire in Trentino farebbe cadere la foglia di fico dell'utilità dell'opera. Da quando in qua un'opera che finisce nel nulla è di "interesse pubblico"? Il problema di quest'autostrada è che è stata progettata e gestita in modo arrogante, senza dialogo col territorio, coi cittadini e neppure con la provincia di Trento. È nata male e non può portare benefici a nessuno, se non alla società privata che la propone. Può soltanto provocare danni a tutti».