Bedollo chiede la restituzione del suo antenato di dinosauro
Il Tridentinosaurus antiquus è al centro di una mozione presentata da Damiano Mattivi, consigliere della Lista civica per Bedollo. Quasi nessuno sa che nei pressi di malga Stramaiolo, afferma il consigliere, sono stati scoperti nell’estate del 1931 i fossili di un rettile esistito prima dei dinosauri (290-250 milioni di anni fa) , rimasto intrappolato fra strati di cenere e rocce eruttive. Si tratta di un piccolo rettile lungo 25 centimetri di forma molto simile a quella di una lucertola con collo lungo e gracile, corpo allungato ed arti muniti di mani e piedi a cinque dita lunghe e sottili.
L’ingegnere del regio genio civile di Trento Gualtiero Adami e collaboratore del museo di scienze naturali della Venezia Tridentina, raccolse una pietra sulla quale era chiaramente impressa la sagoma di un animale simile ad una lucertola. Si racconta che si trattasse di una pietra destinata ad essere un paracarro. Il reperto venne consegnato al museo che, consapevole dell’importanza del ritrovamento ne diede pubblica notizia indicando che lo studio sarebbe stato affidato al professor Giorgio Dal Piaz dell’Università di Padova ed allora conservatore onorario.
Dal Piaz diede risalto alla scoperta in una riunione della Società italiana per il progresso scientifico tenutasi a Milano nel settembre del 1931 comunicando «la scoperta di un probabile nuovo genere di paleolacertide raccolto a Pinè».
Il 18 maggio 1938 il fossile fu consegnato dal museo di storia naturale della Venezia Tridentina all’Istituto di geologia dell’università di Padova , dove è attualmente conservato. In cambio venne dato uno scheletro di orso speleo proveniente dalla grotta istriana di Pocala.
Quindi il consigliere Damiano Mattivi rimarca l’importanza storico-scientifica di chiara fama internazionale del reperto e la conseguente ricaduta positiva in termini di turismo culturale e di immagine per la nostra comunità.
Per queste ragioni il consigliere Mattivi chiede all’amministrazione comunale di Bedollo di mettere in atto un processo con la sovrintendenza competente della Provincia di Trento per l’approfondimento nonché la divulgazione di tale evento, ricercando «una soluzione per riuscire a far trasferire il fossile al Muse di Trento rendendolo visitabile al pubblico quale orgoglio non solo della nostra comunità ma di tutta la Regione».
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