Sacchetti bio, no grazie
Usando un termine che non propriamente si addice alla categoria, li si potrebbe definire i «ribelli» del sacchetto biodegradabile: sono quei negozianti che, piuttosto che far pagare ai propri clienti i sacchetti biodegradabili come previsto dalla legge, hanno escogitato delle mosse per evitare quella che per molti non è altro che una nuova e scomoda «gabella» imposta ai contribuenti per motivi oscuri o comunque non immediatamente comprensibili.
Si sta parlando dell’ormai noto alle cronache obbligo di pagamento dei sacchetti per gli alimenti freschi, inserito nel Decreto Legge Mezzogiorno, con l’articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017: regole, spiegano i legislatori, introdotte con l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica a favore del biodegradabile, e che obbligano i commercianti a dotarsi di sacchetti esclusivamente biodegradabili per imbustare gli alimenti freschi. Il risvolto della medaglia è che i consumatori dovranno pagare questi sacchetti, da 2 a 10 centesimi di euro, senza alcuna possibilità di aggirare l’obbligo, soprattutto se si tratta di un supermercato dove è considerato poco igienico portarsi da casa delle altre borse.
Questa novità, come detto, non è stata ben digerita dai consumatori, i quali però loro malgrado devono accettare quest’obbligo. A venire loro incontro tuttavia ci sono alcuni commercianti: due al momento in Valsugana quelli che hanno pubblicamente illustrato le loro mosse per far risparmiare ai loro clienti questi pochi centesimi.
Si tratta dell’Ortofrutta Eccher, di Pergine, e dell’Ortofrutta Donati di Caldonazzo. L’Ortofrutta Eccher ha pubblicato questo testo per i clienti: «In alternativa ai sacchetti biodegradabili, solo per i prodotti secchi vi offriamo i sacchetti di carta. Noi vi proponiamo di mettere i prodotti scelti direttamente nel carrello, sfusi e senza usare nessun sacchetto. Sarà cura del nostro personale pesarli alla cassa e riporli nella vostra borsa della spesa. Sottolineiamo però che già dal 2004 gran parte dei nostri prodotti vengono da noi preconfezionati in pratiche, ecologiche e gratuite vaschette di carta».
L’Ortofrutta Donati invece viene incontro così ai clienti: «Noi abbiamo deciso di offrirti gratuitamente la borsa di carta, fornendo un’alternativa ecologica per la salvaguardia dell’ambiente».
Con queste due strategie quindi, i clienti non saranno più costretti al pagamento, ad ogni acquisto, dei sacchetti biodegradabili, ma si manterrà comunque lo scopo di salvaguardare l’ambiente, usando materiale riciclabile come la carta o non consumando altra plastica usando le proprie borse.
Oltre a questi due esempi tuttavia, sembra che anche altri commercianti stiano pensando a come agire, nel rispetto della legge, per andare incontro ai loro clienti evitando una nuova tassa pur mantenendo lo scopo, legittimo e giusto, del rispetto dell’ambiente. La lista dei «ribelli» del sacchetto è quindi destinata ad aumentare.