Fersina, pescatori all'attacco sullo studio ambientale

di Daniele Ferrari

L’associazione Pescatori Fersina e Alto Brenta ha presentato al Servizio provinciale Autorizzazioni e valutazioni ambientali le proprie osservazioni nell’ambito del procedimento di rinnovo della concessione a derivare acqua dal torrente Fersina per alimentare la centrale idroelettrica di Canezza e gli impianti dei comuni di Sant’Orsola e Palù del Fersina. 
 
Documenti elaborati affidandosi alla consulenza dell’ittiologo Lorenzo Betti, in vista della prima Conferenza dei servizi provinciali, prevista in settimana, che dovrà valutare se sottoporre a valutazione d’impatto ambientale (procedimento di Via) il rinnovo delle concessioni idroelettriche rilasciate sia al Comune di Pergine e a Stet Spa, sia ai due comuni della Valle dei Mocheni. 
L’associazione pescatori, che già nell’estate del 2015 aveva evidenziato le ripetute secche del Fersina (e gli improvvisi rilasci), ha messo nero su bianco le sue preoccupazioni sullo stato di salute e degrado ambientale del torrente nel tratto perginese, e le carenze della relazione di screening che accompagna la domanda di rinnovo. 
 
«Pur riconoscendo il valore della produzione idroelettrica dei comuni sia ai fini energetici sia per motivi di auto-finanziamento, ed essendo favorevoli al rinnovo delle concessioni in oggetto – spiegano i Pescatori Fersina ed Alto Brenta – va valutata la situazione di sofferenza dei nostri corsi d’acqua e l’eccesso di prelievi idrici attuati a vario titolo nella zona della nostra concessione di pesca». 
 
Sui 130 kmq del bacino Fersina sarebbero attive ben 733 concessioni e 938 derivazioni per un utilizzo annuo di 162,4 milioni di mc d’acqua (dati provinciali del 2009): «La centrale di Canezza viene sottoposta per la prima volta ad una valutazione di impatto ambientale da quando fu costruita negli anni ’80 - ricordano i pescatori perginesi - rileviamo una sostanziale inadeguatezza dell’analisi idrogeologica e la fragilità dei dati posti alla base del rinnovo. I concessionari propongono la reiterazione della concessione senza alcuna forma di mitigazione o compensazione degli impatti». 
 
A preoccupare l’Associazione dei pescatori è la mancata indicazione degli impatti pregressi e attuali dell’impianto idroelettrico di Canezza, gli improvvisi rilasci e aumenti di portata (sino al 5.000%), il mancato rispetto del deflusso minimo vitale (Dvm) e le opere di difesa idraulica (briglie), che hanno modificato l’alveo.
«Abbiamo colto positivamente la volontà del Comune di Pergine e di Stet Spa di rivedere tempi e modalità di utilizzo della centrale di Canezza, espressa nel recente incontro con l’assessore e i servizi ambientali della Provincia – conclude il presidente dei pescatori Sergio Eccel – non siamo contrari all’utilizzo idroelettrico, ma vanno fornite precise indicazioni e tutele, rispettando il deflusso minimo in tutti i punti del bacino, analizzando cause e motivi delle riduzioni di portata e degli improvvisi rilasci. L’acqua è un bene di tutti non va sprecata». E i pescatori chiudono il documento richiedendo un indennizzo di 15mila euro annui per sostenere l’onerosa attività di ripopolamento della fauna ittica.

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